Oceania 2, di David G. Derrick Jr., Jason Hand, Dana Ledoux Miller
Un sequel visivamente anche imponente ma decisamente spompato che ricicla stancamente le intuizioni di Oceania e disperde la magia e l’incanto. Neanche con un finale più vivace riesce a riscattarsi.
Forse hanno poco a che spartire la foresta di Il re leone e il mare di Oceania e del sequel. Però sono entrambi accomunati da quel concetto di ‘famiglia Walt Disney’ e da una spiccata tentazione musical che qui, rispetto lo straordinario film del 1994, finisce per diventare la componente dissonante, proprio perché i momenti cantati appaiono proprio il provvisorio break nel momento in cui il ritmo e il coinvolgimento alla storia iniziano a vacillare.
In Oceania 2 Vaiana, diventata ora leader del suo popolo, si chiede come mai gli abitanti della sua isola non abbiano mai incontrato altre persone mentre esploravano i mari. In una visione riceve la visita di Tautai Vasa, che le parla dell’isola di Motufetū, di cui non si hanno più notizie da tempo. Così, assieme a uno strampalato equipaggio, si mette in viaggio per trovare questo luogo che unisce i popoli dell’oceano e affrontare Nalo, il dio delle tempeste. Per questa nuova avventura, il suo destino s’incrocia ancora con quello di Maui.
Rispetto al capostipite del 2016, Oceania 2 appare molto più spompato, anche se con il primo film condivide lo stesso sceneggiatore, Jared Bush. Ma qui soprattutto si smaterializzano la magia, l’incanto, il mito polinesiano e visivamente ricicla stancamente le intuizioni di Oceania, come quella dei tatuaggi che si muovono sul corpo di Maui e interagiscono direttamente con lui. In più, snatura l’importanza dell’acqua se non in qualche riflesso sull’Oceano o ina scena in cui un’onda va addosso a Vaiana e la sorellina piccola che soffre ogni volta che si deve allontanare da lei. Non è che, per questa ragione, si vuole forzare una deriva autoriale. Però i registi di Oceania, Ron Clements e John Musker, avevano fatto diventare ‘l’elemento acqua’ un personaggio, in una soluzione di continuità con altri due titoli da loro diretti come La sirenetta e Il pianeta del tesoro. In questo 63° film Disney invece restano solo pallidi residui di uno spazio, l’Oceano, che diventa prevalentemente fondale. Il personaggio di Maui continua ad essere quello costruito meglio e il film riesce a ravvivarsi nella parte finale ma non riesce per questo a riscattarlo. In Oceania 2, malgrado sia visivamente imponente in quanto punta sulle potenzialità del 3D e caratterizzato da luminosità cromatica avvolgente, si dissolve presto nell’oblio. “C’è sempre un’altra via” è una delle parole-chiave del film. Quella dei recenti cartoon Disney in generale, e di questo film in particolare, oggi si fa sempre più fatica a vederla.
Titolo originale: Moana 2
Regia: David G. Derrick Jr., Jason Hand
Distribuzione: The Walt Disney Company Italia
Durata: 100′
Origine: USA, 2024