“Oggetti smarriti – Lost and Found”, di Giorgio Molteni

oggetti smarriti di giorgio molteni

Il tono allegro e spensierato da commedia diventa occasione per narrare un fantasy-thriller dalle tinte claustrofobiche. Tuttavia Molteni non riesce a passare con efficacia da un genere all’altro, e l’inserimento di sprazzi comici e surreali risulta spesso forzato nella dinamica evolutiva della narrazione.

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Quante volte ci capita di smarrire un oggetto e di non riuscire a trovarlo. Magari è nascosto, coperto da qualcosa oppure è in un posto diverso da dove ci ricordavamo. Siamo davvero sicuri di aver semplicemente perso la patente, il portafoglio, le chiavi di casa o piuttosto esiste una ragione spirituale a quello che ci accade? Il film di Giorgio Molteni parte da questi interrogativi per raccontare l’esperienza di Guido (Roberto Farnesi), architetto quarantenne che vive circondato da macchine sportive e belle donne. Una sera è costretto a tenere la figlia di sei anni, Arianna, avuta dalla sua ex moglie. Un compito semplice, se non fosse che improvvisamente la piccola sparisce in maniera misteriosa.
Il tono allegro e spensierato da commedia diventa occasione per narrare un fantasy-thriller dalle tinte claustrofobiche. In un viaggio onirico, sempre a metà tra sogno e realtà, finzione e verità, Guido ripercorre la sua infanzia attraversando le pieghe dei ricordi fino a perdersi. Personaggi immaginari e fantastici lo accompagnano in questa ricerca di se stesso, come la vicina sexy che si presenta alla porta in pigiama o la centralinista dell’ufficio oggetti smarriti che sembra provenire direttamente dall’universo de I soliti idioti. L’ironia di alcuni momenti spezza la drammaticità della storia, che altrimenti sarebbe soffocata dalle pareti della casa in cui si svolge la maggior parte del film. Tuttavia Molteni non riesce a passare con efficacia da un genere all’altro e l’inserimento di sprazzi comici e surreali – il narratore che spiega al pubblico le sette regole per ritrovare ciò che pensiamo di aver perso – risulta spesso forzato nella dinamica evolutiva della narrazione.
Anche la conclusione, che mette ordine al caos interiore, restituisce il film a una dimensione forse più consona al cinema italiano, ma l’esito resta poco convincente. L’idea iniziale è sicuramente suggestiva per gli spunti di riflessione che offre, pensiamo ad esempio al discorso metafisico sull’assenza e sull’importanza di capire quali sono le “cose” di cui davvero abbiamo bisogno. Però si avverte la mancanza di uno sviluppo organico della materia, di un salto nel vuoto che avrebbe portato lo spettatore a uno smarrimento totale.

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Regia: Giorgio Molteni

Interpreti: Roberto Farnesi, Giorgia Wurth, Chiara Gensini, Michelangelo Pulci, Ilaria Patanè
Origine: Italia, 2010

Distribuzione: Microcinema

Durata: 83'

 

 

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