Oltre le rive, di Riccardo De Cal

Un affresco del fiume che raccoglie la storia e l’essenza della sua terra. Il culto della morte si intreccia al racconto quotidiano della vita. Domani al Rome International Documentary Festival

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Questa è la storia del fiume Piave, non il primo per portata, non il primo per lunghezza. La sua grandezza è insita nella storia, oltre le rive bagnate dalle sue acque.

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Riccardo de Cal torna alle sue origini trevisane, tratteggiando un affresco del fiume che attraversa il Veneto e che raccoglie con sé la storia e l’essenza della sua terra. Dal Vajont all’Hangar Francesco Baracca, dalle sue sorgenti a scendere fino alla Pianura Padana, il fiume immortale sembra custodire silenziosamente le anime spezzate del passato. Chi è rimasto porta con sé i segni indelebili del tempo, instaurando un dialogo potenzialmente infinito con il Piave, con la propria anima.

Oltre le rive è un’opera in cui regna un silenzio quasi irreale. Un silenzio che, da un momento all’altro, potrebbe essere sconvolto da quei “boati” della storia. Come quelli dei colpi di cannoni e mitragliatrici nella Prima Guerra Mondiale o come quel fragore della sera del 9 ottobre 1963 quando “Un sasso cadde in un bicchiere colmo d’acqua”, citando l’evocativa metafora di Buzzati per descrivere il disastro del Vajont.

La morte e il suo ricordo, o meglio, il culto della morte si intreccia al racconto quotidiano della vita. Così, accanto a coloro che ricordano i propri cari o la leggenda del “sacrificio sulle rive del Piave”, De Cal segue passo dopo passo una coppia di giovani allevatori che vivono l’esperienza della nascita ogni giorno ma che si apprestano a sperimentarla in prima persona.

Vita e morte si scontrano per tutta la durata del film, a volte nei modi più bizzarri, come testimonia la storia di una signora, moglie di una delle vittime del disastro del Vajont, religiosissima e proprietaria di un sexy shop. Dalla prima inquadratura, Oltre le rive celebra non tanto il mito di un fiume quanto la sua capacità di accogliere quel potenziale vitale represso o pronto ad esplodere di chi gli sta ai lati, osservandolo scorrere, inesorabile.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.8
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Il voto dei lettori
4.44 (41 voti)
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