OMBRE ELETTRICHE – Full Time Yakuza: le ultime follie di Miike Takashi

Alla Quinzaine des Réalizateurs di Cannes è passato per la prima volta un suo film, il curioso horror "Gozu", e i festival specializzati smaniano per avere sue pellicole. Miike è attivo dal '91 e gira cinque film all'anno, svariando di genere in genere, ibridando e sperimentando, con un unico denominatore comune: gli yakuza e il noir iper-violento

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Negli ultimi mesi il regista – un vero artigiano della produzione seriale, spesso low budget ma mai inadeguata – ha dimostrato di essere in grandissima forma, ispirato e grintoso. La chiave per entrare nel suo mondo è l'abbandono totale alle immagini: Miike sa essere concreto, porta avanti le sue storie coinvolgendo il pubblico, e poi all'improvviso fa esplodere le situazioni, rendendole paradossali (ricorrendo se necessario a trucchi scoperti, quali il digitale anti-realistico di The City of Lost Souls o l'esagerazione schizofrenica del finale pirotecnico e strabordante di Dead or Alive). Il cinema fisico che ne consegue prevede sangue, gore, umorismo nero, scorrettezza all'ennesima potenza, le colonne sonore rumorose come elemento portante e sensualità carnale. In un ipotetico confronto cinema-narrativa, quanto a libertà espressiva coniugata alla coerenza exploitation, non sfigurerebbe al fianco dell'americano Joe Lansdale. Sintesi ideale del suo stile è l'inizio rapsodico, al fulmicotone, di Dead or Alive (primo di una trilogia), dove in pochissimi minuti succede di tutto: lo straniamento della platea è assicurato, anche se non c'è alcunché di gratuito, neanche un accenno di demenza pulp, e tutti gli eventi – in rapida successione: sesso, omicidi, furti, droga, criminali come variabili impazzite – e i personaggi sono logicamente inseriti nella storia. Non a caso l'immaginario comune da cui Takashi trae ispirazione è la cultura popolare a base di musica, videogiochi, televisione e fumetti: l'ultra-splatter Ichi the Killer (ha chiuso tra gli applausi il quarto Far East Film Festival), vetta metafisica in salsa grandguignolesca, è tratto proprio da un popolare manga.

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Summa di un periodo eccezionalmente fertile è Deadly Outlaw: Rekka, un film di gangster che riassume i dualismi di Dead or Alive e li amplifica in pompa magna, tra bagni di sangue, attentati, armi fotoniche e sconcertanti attacchi di ironia. Due gang rivali si scontrano – è la classica storia di vendetta e onore -, i rispettivi capi non vedono l'ora di affrontarsi in duello e di regolare tutti i conti in sospeso. L'idea geniale è lanciare nella mischia un protagonista – l'attore Takeuchi Riki, da sempre icona dei film di Miike – appesantito e fuori luogo, una degenerazione, altrettanto letale, dello yakuza comunemente inteso.  Formalmente all'opposto, ma contenutisticamente non dissimile, è Graveyard of Honor, remake dell'omonimo classico di Fukasaku Kenji del 1975, che riprende con maggiore accuratezza la medesima fonte d'ispirazione, un romanzo di Fujita Goro. L'auto-degradazione di un criminale, il piccolo boss Ishikawa, drogato e ai limiti della pazzia, non prevede redenzioni. Miike forza le situazioni e lavora sullo stile, omaggiando illustri predecessori (lo stesso Fukasaku, Suzuki Seijun, Ishii Teruo, Kato Tai) e riprendendo, vezzo tipico di quel periodo, le contaminazioni del polar francese e della nouvelle vague.

The Guys from Paradise, girato nelle Filippine (lo straniamento geografico è un'altra costante), è un prison movie duro e crudo, quasi privo di ironia se non nella caratterizzazione di un ecosistema a parte – lo squallido carcere dove i ricchi capibanda impazzano e possono anche uscire in permesso premio per curare i propri loschi affari – popolato da individui misteriosi e da rapporti di potere traballanti. E' l'ennesimo cambio di stile e di ritmo, l'ennesimo tentativo di adattarsi alle situazione con personalità, sfruttando location insolite e attori caricaturati grottescamente. All'ultimo Far East udinese si è visto Shangri-La, eccezione che conferma la regola, una commedia sociale politicamente corretta, sulla falsariga di Dodes'ka-Den di Kurosawa. Ben recitato, ben diretto, lineare e forse un po' prevedibile, ma quasi commovente, a dimostrazione che il cambiare stile e tentare percorsi alternativi non è per un talento così impetuoso un'opzione impercorribile. Infine il succitato Gozu, che, come ci si poteva facilmente aspettare, ha sconcertato i più. Un incubo surreale che si avvicina a David Lynch e al tempo stesso è divertita parodia citazionista (ricorda in più occasioni le atmosfere morbose di Master of the Gensekai Inn di Ishii Teruo, l'ambiguità di Tsukamoto Shinya, certe ghost stories degli anni '50 di Nakagawa Nobuo e persino Kitano Takeshi) e autoreferenziale (il seno che spruzza latte da Visitor Q, il finale pacificatore come in City of Lost Souls, la vena black comedy di The Happiness of the Katakuris, i momenti di tensione à la Audition), tra metempsicosi transessuali e violenza assolutamente inutile (il cane trucidato in apertura). Non è certo il capolavoro atteso dai suoi fan, ma un'aperta e polemica demistificazione, programmatica assunzione di responsabilità e grande presa in giro personale, nonché divertente excursus onirico a metà tra road movie e gotico improvvisato.

 


BIBLIOGRAFIA


Un'interessante intervista a Miike Takashi a cura di Pier Maria Bocchi è stata pubblicata su Cineforum #395 del giugno 2000, all'interno dell'altrettanto indispensabile speciale Nero Japan.


Da segnalare anche una monografia del regista, Takashi o dell'ossessione, di Giona A. Nazzaro su Filmcritica 351/352 del gennaio/febbraio 2002.


E' di prossima pubblicazione il primo saggio in lingua inglese dedicato a Miike, dal titolo Agitator – The Cinema of Takashi Miike (FAB Press, 2003). Maggiori informazioni qui: http://www.midnighteye.com/features/agitator.shtml


 


 


LINKS


http://www.toei-video.co.jp/data/gozu/index.html


http://www.asiaexpress.it/fg013.html


http://www.asiaexpress.it/fg015.html


http://www.midnighteye.com/interviews/takashi_miike.shtml


http://www.jpopcinema.com/deadoralive/takashimiike_profile.html


http://www.sanchodoesasia.com/sdtm2/index.php


http://film.guardian.co.uk/interview/interviewpages/0,6737,968798,00.html


http://helios.unive.it/~asiamed/giappone/miike.html


 


 


DOVE ACQUISTARE


La filmografia di Miike è sterminata, impossibile tracciare un percorso completo nel mercato home video dei suoi film. Tralasciando quando possibile le costose edizioni giapponesi (per ora l'unico modo per reperire alcune sue opere, come Andromedia, sottotitolate in inglese; tanti altre se ne trovano, da Gozu a Full Metal Gokudo, ma in giapponese secco), va segnalata soprattutto la collana dell'inglese Tartan, che sta ristampando in dvd (letterboxed, reg. 2, pal, con sottotitoli in inglese) molti dei capolavori del regista, come la serie Dead or Alive, Rainy Dog, Shinjuku Triad Society, Fudoh – The New Generation (uscito anche in un disco molto povero – reg. 1, ntsc, con sottotitoli in inglese non rimovibili – per l'americana Tokyo Shock). Graveyard of Honor è uscito in dvd in Germania, ma è sottotitolato solo in tedesco; va meglio con il dvd, sempre tedesco, di Visitor Q, che ha i sottotitoli inglesi,  Di Ichi the Killer bisogna recuperare lo splendido doppio dvd olandese (per la Worldwide Cinema, reg. 2, pal), un po' caro ma zeppo di extra: tutte le altre versioni (quella inglese e quella hongkonghese) sono pesantemente tagliate. A Hong Kong (per la Mei Ah e la Universe, dvd reg. 3, ntsc, ma anche i vcd sono sottotitolati in inglese) sono usciti alcuni film di Miike, e visto l'ottimo rapporto qualità-prezzo l'acquisto è d'obbligo: si tratta di The Happiness of the Katakuris (remake del coreano The Quiet Family), The City of Lost Souls e Audition (uscito anche in Inghilterra).


Per i dvd giapponesi: http://cdjapan.co.jp


Per i dvd inglesi: http://www.play.com


Per tutti gli altri dvd segnalati: http://www.charmes.de

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