OMBRE ELETTRICHE – L'insostenibile leggerezza del passato: "My Mother, Mermaid"

A quattro anni di distanza da "I wish I had a wife", Park Heung-shik torna a ripercorrere le strade dell'innamoramento: sullo sfondo di uno scontro generazionale fatto di incomprensioni e solitudine, ritrae l'ingenuità dell'abbandono alle emozioni (ritrovate).

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Na-young lavora in un ufficio postale, ma non sogna altro che la vacanza-premio in Nuova Zelanda che si è guadagnata. Nel frattempo si barcamena tra la rabbia e le difficoltà di una vita con due genitori-assenti. La madre fa massaggi in una sauna, impreca, sputa continuamente, e pensa solo ai soldi. Il padre è ridotto al silenzio dalla colpa, in uno stato di apatia perenne da quando perse tutti i risparmi in un investimento sbagliato. Per Na-young il momento della partenza si avvicina, ma suo padre si sente improvvisamente male e scompare: constatato che la madre non vuole interessarsene, lei è costretta a rinunciare ai suoi progetti per correre a cercarlo sull'isola di Jeju, dove in gioventù i suoi si conobbero. Qui giunta succede l'inesplicabile. Na-young si ritrova di fronte sua madre ventenne, nel pieno della vitalità, sprizzante gioia per l'amore nei confronti di un postino sorridente e gentile – che altri non è che suo padre. I piani temporali collidono, e Na-young si ritrova spettatrice del momento fugace e sfuggente in cui le vite dei suoi genitori, quasi irriconoscibili, si intrecciarono. Riflessione sul mutamento, sul potere delle circostanze, My Mother, Mermaid mette in scena l'inesorabile fluire del tempo e il suo potere di riplasmare i caratteri, di ridisegnare le prospettive, contrapponendo due segmenti cristallizzati (la speranza del passato rispetto alla disillusione del presente) con un scambio simbolico (l'incontro madre-figlia).

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Intensa, mesmerica, Jeon Do-yeon è una delle attrici più versatili del cinema coreano, in grado di passare con trasporto dall'ingenuità di una ragazzina di campagna (Harmonium in my Memory) alla passione di un'adultera introversa (Happy End), senza disdegnare ruoli da noir d'azione (No Blood, No Tears): per questo la scelta di affidarle un doppio ruolo appare qui non solo convincente, ma necessaria. Il suo ritratto di una rancorosa ragazza della Seoul contemporanea e di sua madre quand'era giovane, isolana analfabeta ma piena di vitalità, illumina di contrasti i personaggi, creando un'atmosfera crepitante, che ha modo di far esplodere il disincanto del passaggio generazionale, in cui tutto si ripete eguale, eppure sempre diverso. Na-young ha modo di specchiarsi nel passato, confrontandolo non tanto con il presente dei suoi genitori, ma con il suo presente. I problemi non nascono allora dalle interpretazioni – anche Park Hae-il, già visto in Jealousy is my Middle Name, impressiona positivamente, con quel sorriso enigmatico ad illuminargli il volto – ma dalla sceneggiatura. Park Heung-shik sceglie la strada più scontata per mettere in scena questa collisione di universi (tra tutti gli espedienti possibili, l'incontro fisico e atemporale tra figlia e madre appare il più banale e banalizzante), con l'aggravante di non perseguirla con convinzione. Memore di Ritorno al futuro, la trovata si trasforma in comoda scappatoia per far rivivere a Na-young ciò che erano i genitori, e ora non sono più. Il suo apporto alla storia è però nullo: limitandosi a stare ai margini, non vista, diventa orpello esornativo fine a se stesso, infrangendo la sospensione dell'incredulità. Ancora una volta i melodrammi coreani dimostrano una predisposizione atipica e interessante verso gli incroci temporali (su un piano non dissimile si muoveva anche The Classic): ma alla tenuta generale manca ancora la sicurezza necessaria per uscire dal semplice gioco ad incastri (Calla, del 1999, era da questo punto di vista disastroso) o dal buffo paradosso immaginifico (Ditto, del 2000, simpatico, ma poco altro).


FILMOGRAFIA


Anno: 2004


Paese: Corea del Sud


Regia: Park Heung-shik


Sceneggiatura: Park Heung-shik, Song Hye-jin


Interpreti: Jeon Do-yeon (Na-young/Yeon-soon), Park Hae-il (Kim Jin-kook), Ko Doo-shim


DOVE ACQUISTARE


L'edizione coreana di "My Mother, Mermaid" è presentata in una confezione speciale contenente due dischi. Nel primo il film – corretto formato dell'immagine (anamorfica), suono Dolby Digital 5.1 e sottotitoli in inglese. Nel secondo extra comprendenti interviste e making of, senza sottotitoli.


http://global.yeasasia.com


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