OMBRE ELETTRICHE – Nascosto nel cuore: "Secret" di Jay Chou

SecretIl debutto alla regia della popstar Jay Chou è un mélo che indaga sui sentimenti di un giovane ma geniale pianista. Le dolci melodie fanno da contrappunto emotivo ai palpiti adolescenziali tipici del cinema taiwanese. Buoni gli incassi, per l’unico titolo capace di tener testa ai giganti americani al box office asiatico estivo.

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SecretThe Secret è la storia di un successo atipico. Coproduzione tra Taiwan e Hong Kong, diretto da un regista esordiente, con scarsa esperienza anche come attore – ma di recente si è fatto vedere in un ruolo di maggior rilievo in La città proibita (2006, di Zhang Yimou) –, conserva in sé il meglio e il peggio dell’ultima produzione «made in Taipei». Il melodramma giovanile appena accennato è sinonimo di consapevolezza, così come lo studio empatico dei personaggi in gioco. Storia semplice: un giovane musicista approda ad una prestigiosa scuola di musica, di cui il padre è preside. Qui incontra una bella compagna di classe, di cui si innamora, ricambiato. Ma c’è un segreto che rende difficile la loro relazione.

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Cognizione di intenti è il ricorso alla musica e al soprannaturale, che divide in due metà esatte l’opera. La pellicola guarda a piccole produzioni locali, come il dolce Blue Gate Crossing (2002, di Yee Chin-yen), ma al tempo stesso detiene ambizioni importanti, tipiche di blasonati prodotti sudcoreani quale Memento Mori (1999, di Kim Tae-Yong e Min Kyu-Dong), con il quale spartisce ambientazione, alcune sequenze ai limiti dell’horror e i toni malinconici. In egual misura, e con la stessa brama di capitalizzare, la regia guarda ai vicini di casa hongkonghesi e ne carpisce le capacità di catalizzare, combinandoli, autorialità ed esigenze commerciali1. A partire dal cast mezzo cantonese, con un Anthony Wong molto ispirato, come ultimamente spesso gli capita, in un ruolo stralunato, da mattatore libero.

Chou, che cura anche la sceneggiatura con To Chi-long (Fearless, 2006, di Ronny Yu), ed è autore sia della colonna sonora che del videoclip portante, dimostra al debutto di essere tutt’altro che uno sprovveduto. La memoria, il confronto col passato che ritorna, il concetto di arte che nobilita l’ordinario fanno pensare, con tutte le dovute limitazioni del caso, ad una versione modernizzata degli ultimi lavori di Hou Hsiao-hsien e Edward Yang, il cui pudore è rivisitato, ugualmente candido, secondo l’estetica della musica pop romanticaSecret. In The Secret non vi è però mai traccia di politica, né di una precisa concezione spazio-temporale, quasi a voler rifuggire ogni categoria identificativa: la città e la scuola si pongono piuttosto come un limbo senza coordinate precise; solo una canzone del passato, ricordata con piacere, offre un confronto diegetico tra ieri e oggi, anticipando il colpo di scena finale.

Il giovane autore fa tesoro di tante tradizioni limitrofe, sintetizzandone i punti cardine a seconda del pubblico di riferimento. Evita, per esempio, le incursioni nel torbido (omo)erotico, capitale nel cinema taiwanese più moderno, per approfondirne la levità d’animo; in questo modo non ha bisogno di sottintendere, o di ritrarre la mano, riuscendo comunque ad essere concreto e al contempo irrazionale. Abituato ad interagire con un’audience sinceramente panasiatica, che va dal Giappone dei fan dei manga alla Thailandia fatta di superstizioni, coniuga e sincronizza tendenze all’opposto, con un fine gusto eufonico come minimo comune denominatore, all’insegna di un marketing intelligente e proattivo2. La star dal volto molto umano si confronta alla pari con lo spettatore medio, senza autorità, e da umile artigiano offre frammenti di memorie personali e spunti autobiografici che mandano in sollucchero i suoi estimatori affamati di gossip e dettagli. La produzione è di alto livello, con fotografia e montaggio di qualità, a garanzia di un capitale ingente – patrocina la major Sony Pictures, che distribuisce –, a fare da collante professionale.

SecretNon è ovviamente tutto oro quello che luccica, a partire da un trattamento non privo di buchi, che ha però un’idea ben precisa di base: perdere volutamente razionalità pur di puntare su un aspetto surreale, onirico, che intrighi con prospettive di amore e mistero, ben combinate. Il concetto di lasciare alla fantasia dello spettatore diversi interrogativi dimostra maturità e fiducia da parte di un regista che, stando alle sue dichiarazioni, non considera The Secret un’eccezione ma il primo mattone di una nuova carriera.

 

NOTE

1. Va considerato che il box office taiwanese riserva attualmente poche soddisfazioni alle produzioni indigene. Cfr. in merito Brian Hu, Formula 17: Testing a Formula for Mainstream Cinema in Taiwan, in Senses of Cinema, dicembre 2004

2. «In un’epoca di capitalismo multinazionale, migrazioni di massa e media globali, la diversificazione e l’ibridazione della produzione culturale è un trend inevitabile. Come le loro controparti in Hong Kong e nelle altre metropoli mondiali, la coscienza culturale degli artisti taiwanesi di oggi – siano essi poeti, scrittori, pittori o registi – è già stata ibridata dall’espozione ad una varietà di influenze culturali sempre più ampia.» June Yip, Revisioning Taiwan, Duke University Press, 2004

 
THE SECRET

Paese: Taiwan, Hong Kong

Anno: 2007

Regia: Jay Chou

Sceneggiatura: Jay Chou, To Chi-long

Interpreti: Jay Chou, Kwai Lun-mei, Anthony Wong

 

TRAILER


DOVE ACQUISTARE
Uscito in dvd per la Edko di Hong Kong, il film è presentato nel formato corretto, con quadro anamorfico adatto a televisori 16:9. Lo standard è NTSC, il disco è contrassegnato come regione 3. Colori nitidi e brillantezza denotano un riversamento di qualità, al pari delle due tracce cinesi (mandarino) in Dolby Digital EX e DTS-EX. Ben fatti i sottotitoli in inglese. Extra succosi: trailer originale cinematografico; galleria fotografica; filmografie del cast; video musicale e a chiudere un making of diviso in sei capitoli, purtroppo senza sottotitoli. Disponibile da YesAsia.com.

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