"Omen – Il presagio" di John Moore

Moore rifà il film di Donner del 1976. Il suo remake è fedele, ma non convince. Assolutamente risibile dal "punto di vista" horror, il film latita anche per quanto riguarda il ritmo e la tensione. Un cinema freddo, meccanico, fiacco, prevedibile

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Tratto dal romanzo omonimo di David Selttzer, già alla base de Il presagio (1976) di Richard Donner, Omen  di Jonathan Moore è un film che non convince. Si parla spesso della "sospensione dell'incredulità" come una delle regole per un buono spettacolo. Il pubblico deve poter credere in quello che vede, nelle immagini che gli si offrono sulla schermo. Si potrebbe dire che lo spettatore deve "immedesimarsi", se questo termine non prestasse il fianco a critiche più o meno ideologiche, o per meglio dire teoriche. Non che si pretenda "verità" da un film che parla di anticristo, profezie, apocalissi e quanto altro. Ma il punto è che Omen non riesce mai a stabilire un "patto" con lo spettatore, è un film assolutamente freddo, meccanico, fiacco, prevedibile (non solo perché si tratta di un remake). L'intimo senso di mistero di una materia del genere avrebbe suggerito un maggior lavoro sulle atmosfere, ma le tematiche religiose e millenaristiche non trovano mai un adeguato corrispettivo nelle immagini di Moore. Non basta seminare qua e là qualche evocazione del demonio, qualche raffigurazione satanica, per creare un senso d'arcano. E non bastano nemmeno due o tre trucchi (bambini che appaiono o scompaiono allo specchio) per infondere alla vicenda un clima di paura. Il pubblico, ormai smaliziato da anni di gore o di cinema horror (orientale e non) davvero capace di scavare nelle ansie rimosse, non può far a meno di sorridere. Ma il punto è che Moore non riesce neanche a mantenere alto il ritmo. Il viaggio di Robert Thorn e del fotografo sulle tracce della reale identità di Damien, sino all'arrivo in Terra Santa, è assolutamente fiacco, senza ritmo, è una recherche condotta senza passione e intelligenza. Per non parlare di scelte registiche discutibili. La scena dell'assalto dei cani nel cimitero di Cerveteri è risolta con un montaggio convulsivo, che suggerisce il pericolo in maniera confusa, troppo rapida, ma non si tratta certamente di un esempio di uso razionale della sintassi filmica. E ancora non convince la scelta della macchina a mano traballante o delle immagini "effetto terremoto" per le scene ambientate a Gerusalemme. Rimangono qua e là dei rimandi ad un immaginario cinematografico passato, soprattutto grazie alla presenza di Mia Farrow (vero e proprio fantasma di sé), che rievoca gli spettri di Rosemary Baby's e dei suoi personaggi horror. Per il resto, nota positiva, gli attori non sfigurano. Se Saemus Davey-Fitzpatrick, al suo esordio, è ai limiti dell'insopportabile, Giovanni Lombardo Radice, vecchia gloria del B movie di casa nostra, è un padre Spiletto sufficientemente mefistofelico, mentre Pete Postlethwaite presta la sua faccia straordinaria ad un prete invasato e morfinomane. Ma su tutti resta Liev Schreiber, che, con quel volto apparentemente glaciale, è davvero un eccezionale concentrato d'inquietudine.

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Titolo originale: The Omen


Regia: John Moore


Interpreti: Liev Schreiber, Julia Stiles, Mia Farrow, Seamus Davey-Fitzpatrick, Pete Postlethwaite, Giovanni Lombardo Radice


Distribuzione: 20th Century Fox


Durata: 110'


Origine: USA, 2006

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