Once a Thief, di John Woo

La bravura di John Woo sta nel sapere contaminare il suo cinema con numerose influenze cinefile. Tra Wyler, Carpenter, Hill con omaggi a Hitchcock ed Edwards. Venerdì 9 giugno, ore 23, 7 Gold

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“Non ho mai cercato l’efferatezza fine a sé stessa, ho sempre privilegiato la poesia, l’eleganza dell’azione…” John Woo

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Tra Bullet in the Head (1990) e Hard Boiled (1992), John Woo gira nel 1991 Once a Thief, commedia noir su tre ladri professionisti che mettono a segno furti di opere d’arte. Forse per stemperare il pulp dei film precedenti, ma soprattutto per omaggiare Caccia al ladro di Alfred Hitchcock e La pantera rosa di Blake Edwards, John Woo calca la mano nella descrizione dei suoi protagonisti, Jim (Leslie Cheung), Joe (Chow Yun-fat) e Cherie (Cherie Chung), rendendoli quasi caricaturali e fumettistici.

L’incipit si avvale della ambientazione parigina e degli interni del Louvre dove si trova una preziosa opera di Amedeo Modigliani: i tre compari mettono a segno un colpo mirabolante, grazie all’ingegno e alle doti acrobatiche. John Woo mette subito le carte in tavola: agli schizzi di sangue e agli scoppi improvvisi di violenza fa subentrare l’ironia e la comicità derivanti dalle differenze tra i personaggi. Cherie è indecisa tra Joe e Jim e i due contendenti sono gelosi uno dell’altro: questa tensione sessuale viene spesso stemperata da battute sagaci e scherzi goliardici (le torte di compleanno si trasformano in trappole).

once a thief chow yun-fat leslie cheungLa bravura di John Woo sta nel sapere contaminare il suo cinema con numerose influenze cinefile: il triangolo sentimentale cita espressamente quello di Butch Cassidy di George Roy Hill (nel finale, non a caso compare la locandina del film), gli inseguimenti parigini omaggiano Come rubare un milione di dollari e vivere felici di William Wyler e tra le musiche fa capolino niente di meno che il tema di John Carpenter 1997: Fuga da New York. Le scene d’azione sono girate con la solita maestria: il montaggio sincopato si alterna a momenti al rallentatore o al freeze frame: mancano solo colombe e piccioni e qualche chiesa sconsacrata per la resa dei conti.

La seconda rapina del quadro “maledetto”, girata dentro un castello-fortezza nei dintorni di Nizza, pieno di trappole a raggi infrarossi e passaggi segreti, omaggia in maniera sfacciata la saga di Indiana Jones. Così le bombe rudimentali di Joe e il killer che lancia carte a velocità impressionanti, sono espedienti visivi atti a non prendere sul serio tutto quello che passa sullo schermo. Ma il colpo di genio di John Woo è di fare sparire a metà film uno dei tre protagonisti che ricompare dopo un po’ in sedia a rotelle: questo espediente narrativo (che è giustificabile dal fatto che Joe si ritira dal “menage a trois”, once a thief chow yun-fat cherie cheungnon sapendo chi scegliere), da il là alla scena più riuscita, quella del furto della chiave durante un giro di valzer. Woo si inventa un forsennato ballo in sedia a rotelle con un ravvicinato incrocio di sguardi inquadrato alla maniera di Sergio Leone. Dai flashback dell’infanzia veniamo a scoprire che i tre orfani avevano iniziato a rubare per fame e si erano subito imbattuti in due figure paterne: il malavitoso che ha insegnato loro i trucchi del mestiere (sembra di rivedere Once Upon A Time in America) e il poliziotto buono che ha provato a tirarli via dalla cattiva strada. L’atavico scontro tra bene e male si colora di una sfumatura comica che richiama l’estetica del cartone animato: in un montaggio accelerato che ricorda le strisce di Benny Hill vediamo i tre protagonisti alle prese con la normalità della vita familiare: distratti dalla televisione e dai ritmi frenetici si scambia un bambino per un pupazzo. Joe estrae la pallottola dalla spalla di Jim in una scena che perde le connotazioni orrorifiche per trasformarsi in luogo romantico. Come le spiagge della Costa Azzurra dove i tre credono di incontrare Brigitte Bardot e Gina Lollobrigida. Once a Thief utilizza l’arma dell’ironia e del sentimento per mettere il silenziatore alla violenza e al rumore assordante delle sparatorie: questa operazione porta il cinema di John Woo dalle parti di una elegia poetica che ha come centro il corpo dell’attore.

Titolo originale: Zong heng si hai

Regia: John Woo

Interpreti: Chow Yun-fat, Leslie Cheung, Cherie Cheung

Durata: 103′

Origine: Hong Kong 1990

Genere: azione

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