One Day, You Will Reach the Sea, di Ryutaro Nakagawa

Il regista racconta l’elaborazione del lutto a partire dallo tsunami del Tohoku, in vista di un onirismo spazio-temporale che richiama il realismo magico di Murakami. Il suo miglior film. Dal Far East

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Per i giapponesi il mare cela da sempre un aspetto dualistico. È la fonte primaria di sostentamento, e allo stesso tempo pullula di perniciosi pericoli. Circonda le coste dell’arcipelago preservandone l’unicità culturale, ma è il luogo reale (e mitologico, pensiamo ai kappa) da cui provengono violentissime minacce cataclismiche. Una distesa d’acqua dall’abito polisemico, che per la protagonista di One Day, You Will Reach the Sea rappresenta la cristallizzazione di un lutto, e insieme l’opportunità di un suo possibile superamento. È sullo sfondo del terribile tsunami del Tohoku che la sua migliore amica Sumire (Minami Hamabe) ha perso la vita, travolta da onde indomite che ne hanno cancellato qualsiasi traccia. Di conseguenza per Kana (Yukino Kishii di Homunculus) raggiungere il mare equivale a inseguire l’origine del suo dolore, e a evadere definitivamente dalle catene di ricordi traumatici.

In One Day, You Will Reach the Sea l’elaborazione del lutto è raccontata da Nakagawa attraverso l’articolazione di due percorsi narrativi, che conducono Kana verso traiettorie e orizzonti dagli statuti eminentemente diversi. L’uno è un viaggio immaginario, che (ri)percorre nei meandri della memoria la storia di un’amicizia enigmatica e profonda, prima di essere spezzata dall’imprevedibilità dello tsunami. L’altro è un cammino (meta)fisico, che da Tokyo alle coste del Tohoku porterà la protagonista sul luogo della tragedia, in vista del temibile confronto con il mare (e quindi con la sorgente della sua alienazione). Un percorso dalla direzione duplice, che consente a Kana non solo di gestire la sopraffazione di reminiscenze traumatiche, ma di comprendere l’essenza della sua condizione, definendo nel contempo la reale natura del rapporto che la lega(va) a Sumire. Da questa prospettiva il viaggio a ritroso nei ricordi è il sostrato necessario per la presentificazione delle esperienze luttuose, da cui Kana cerca riparo attraverso un percorso frontale, in vista dell’incontro/scontro con le origini (acquatiche) della sofferenza.

La spazialità del mare è perciò in One Day, You Will Reach the Sea una destinazione sia fisica, sia esperienziale, dalla configurazione propriamente dualistica. Se le onde del Pacifico rappresentano per Sumire la fine, per Kana sono l’incipit di una nuova esistenza. Per mezzo di esse una perde la vita, mentre l’altra raggiunge una consapevolezza rinnovata di sé stessa. E nell’associare una parabola di conciliazione all’inesorabilità del mare, Nakagawa ne sottende le considerazioni collettive ad una rilettura metafisica del lutto. È sulle coste di un Tohoku ipnotico, a metà tra onirismo e realtà, che Kana può finalmente raggiungere uno stato di quiete, disinnescando di conseguenza le ferite della perdita.

Si apre così uno scenario conciliatorio, con One Day, You Will Reach the Sea che analogamente ad Asako I & II di Hamaguchi individua il suo paradigma espressivo in un orizzonte simile al realismo magico di Murakami. E lo persegue non solo nella delineazione di un’atmosfera semi-onirica, ma nella consapevole citazione dei mondi fittizi dello scrittore. Non è un caso che Nakagawa abbia dato all’amica di Kana lo stesso nome della co-protagonista de La ragazza dello Sputnik. Così come la Sumire del film è iscritta alla Facoltà di Letteratura e muore travolta dalla forza dello tsunami, il suo corrispettivo letterario trascorre il tempo a divorare libri, fino a disperdersi sulle metafisiche spiagge di Rodi. In quella che è la testimonianza di una relazione intertestuale, di cui il regista si serve per connotare in termini soprannaturali un racconto profondamente intimista, che fa della verosimiglianza il contesto di riferimento della sua stessa espressività.

Titolo originale: Yagate Umi e to Todoku
Regia: Ryutaro Nakagawa
Interpreti: Yukino Kishii, Minami Hamabe, Yosuke Sugino, Haya Nakazaki, Ken Mitsuishi, Mayu Tsuruta, Tomoko Nakajima, Yuzumi Shintani
Durata: 126′
Origine: Giappone, 2022

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.7
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