"One Last Ride – L'ultima corsa", di Tony Vitale

Una "febbre da cavallo" targata Usa drammatica e azzoppata, quella di Vitale. La sua opera non è né vincente né piazzata, una scommessa (come ogni film) che si perde dopo pochi "colpi di zoccolo" sul terreno pellicolare, anche grazie a umorismi involontari come un risibile Palminteri strozzino con fordiana benda nera sull'occhio.

--------------------------------------------------------------
CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

--------------------------------------------------------------


Uno studente sconosciuto del primo anno alla New York University, tale Ang Lee, incontrò un altro tale, Patrick Cupo, durante un'audizione e lo scelse come attore principale di un suo film giovanile per la facoltà. La collaborazione continuò (producendo anche una sceneggiatura a quattro mani che divenne il lungo Final Line nel quale esordì Chazz Palminteri, cugino di Patrick), fino a che un giorno Cupo scrisse e interpretò questa pellicola, ritrovandosi come produttore proprio l'amico Lee, divenuto regista di fama mondiale dopo La tigre e il dragone e Hulk. Ma il fascino termina qui. La storia di Michael (Cupo), addetto alle vendite in una fabbrica di abbigliamento che ama più le scommesse per i cavalli (passione ereditata dal padre, interpretato da Robert Davi, eterno cattivo dai tempi di I goonies, Trappola di cristallo, 007 Vendetta privata, Predator 2, che gli appare continuamente in sogni ad occhi aperti dispensando consigli) che la moglie Gina (Anita Barone), in imminente attesa di dare alla luce un pupo, finendo così per inguaiarsi con lo strozzino Tweat (Palminteri), non diventa mai buon cinema. A Vitale sembra non aver giovato esser stato aiuto-regista di Irwin Winkler (La notte e la città), Bob De Niro (Bronx) e Paul Mazursky (Infedeli per sempre ) o aver potuto dirigere attori del calibro di Martin Landau, Louise Fletcher, Matthew Modine e Ben Gazzara com'è accaduto nel suo secondo lungometraggio Very mean men o di Christopher Walken, Rutger Hauer nel successivo Jungle juice. In One last ride – L'ultima corsa non si "sente" mai una regia che tenga ben salde le briglie di ciò che mostra e dei "cavalli" (del resto "gli attori sono bestie" come affermava scherzosamente il vecchio Hitch) scelti nella scuderia. Così il film di Vitale finisce per diventare ben presto una Febbre da cavallo targata Usa drammatica e azzoppata, né vincente né piazzata, una scommessa (come ogni film) che si perde dopo pochi "colpi di zoccolo" sul terreno pellicolare, anche grazie a umorismi involontari come un risibile Palminteri strozzino con fordiana benda nera sull'occhio che non potrebbe incutere meno timore nei panni di un feroce criminale.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------


Titolo originale: One last ride
Regia: Tony Vitale
Interpreti: Patrick Cupo, Anita Barone, Charles Durning, Jack Carter, Robert Davi, Chazz Palminteri

Distribuzione: E.P. Production
Durata: 88'
Origine: Usa, 2003

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative