Onward – Oltre la magia, di Dan Scanlon
Un film personale, divertente, toccante in cui entra in gioco la dimensione personale della vita del regista. Ma è anche capace di proiettare soprattutto in un universo fantasy popolato da visioni.
Si può entrare ancora nel regno dei morti. Dopo lo strepitoso Coco, la Pixar contamina ancora l’universo reale con quello soprannaturale stavolta attraverso un viaggio, quello di due fratelli elfi adolescenti, Barley e Ian, che a 16 anni ricevono dalla madre un dono particolare, un bastone magico che il padre gli aveva lasciato prima di morire. La loro missione ora sarà quella di trovare il modo di riportarlo in vita anche per un solo giorno. O almeno una parte di lui.
Se Coco ci gettava in un universo sepolcrale magico, Onward proietta invece in un universo fantasy popolato di visioni. Un mondo dove la civiltà immaginaria si contamina con quella moderna. Ci sono troll, gnomi, poliziotti con la parte di sotto del corpo che è quella di un cavallo, ma anche la modernità dei luoghi, delle strade in cui c’è anche una scena di inseguimento nel traffico con le moto contro il furgone dei due fratelli che è degna di un thriller dei Seventies che s’incrocia con il road-movie.
Non è solo la ‘magia’ del titolo italiano a prendere forma in Onward. Ci sono tante metamorfosi, spesso provvisorie. C’è quella di Barley che diventa improvvisamente più piccolo. E soprattutto il momento dell’abbraccio con il padre. Uno squarcio improvviso che arriva da Casper di Silberling e richiama il ballo tra Christina Ricci e il fantasma diventato bambino. Ma anche nel viaggio dei due fratelli con il padre, sembra di vedere parte di Weekend con il morto in forma cartoon.
Onward coglie con immediatezza gli attimi veloci dell’esistenza prima che scompaiano, e li cristallizza efficacemente da un punto di vista emotivo. Da una parte c’è ancora una storia adolescenziale e di formazione simile al precedente lungometraggio di Scanlon, Monster University. Il rapporto conflittuale ma anche il legame tra i due fratelli ha infatti delle dinamiche simili a quelle tra Mike e Sully. Ma entra in gioco anche la parte più personale del regista che ha perso il padre quando aveva un anno e suo fratello maggiore tre. Onward quindi è anche la rivisitazione in forma cartoon di una parte della sua memoria, che prende forma con le foto di famiglia e, in particolar modo, attraverso la voce del genitore registrata su un nastro.
Poi ci sono i colori, dettagli sempre decisivi nei film Pixar. In Coco entravano in gioco dei cromatismi rossi, in Onward domina il blu. Non è solo il colore di notti dove tutto può accadere. Ma è anche quello dello split-screen, nelle potenzialità di un cinema che può far tornare in vita i defunti e che può creare l’illusione di creare e recuperare il tempo perduto. Anche se si è consapevoli che si tratta sempre di un istante. Quelli del film di Scanlon si amplificano, soprattutto perché sa come raccontare e filmare i desideri. Basta il quaderno di Ian. Con i suoi propositi (tra questi, quello che colpisce il cuore è “Be Like Dad”) che vengono scritti, cancellati, recuperati. Tutto nella sua testa e in quella di Scanlon. In un film personale, divertente e toccante. Il viaggio diventa l’occasione di improvvise scoperte come quello di Up, con Pete Docter che porta anche qualcosa di suo nel progetto essendo il produttore esecutivo. Come in quell’immenso cartoon, anche in Onward la vita ricomincia all’improvviso quando sembrava già finita.
Titolo originale: Onward
Regia: Dan Scanlon
Voci originali: Tom Holland, Chris Pratt, Julia Louis-Dreyfus, John Ratzenberger, Tracey Ullman, Octavia Spencer
Voci italiane: Sabrina Ferilli, Fabio Volo, FaviJ, Raul Cremona, David Parenzo
Distribuzione: Walt Disney
Durata: 103′
Origine: USA, 2020