Operazione vendetta, di James Hawes

L’action non passa più per la fisicità sotto steroidi, piuttosto per la mente. Atipica e convincente decostruzione dell’action, con Rami Malek.

-----------------------------------------------------------------
OPEN DAY OPERATIVO: A scuola di cinema, a Roma 3/4 maggio (iscrizione gratuita)

-------------------------------------------------

Fundraising per l’audiovisivo: Corso online dal 14 aprile

-----------------------------------------------------------------
Produzione e Distribuzione Cinema: due corsi dal 6 maggio

-------------------------------------------------

C’è differenza tra premere il grilletto di un’arma e cliccare il tasto di un pc, oppure di un mouse o di un qualsiasi altro strumento virtuale? Nella mente di chi spara, così come di chi “semplicemente” fa click, la risposta è sì. La pensa diversamente Charles Heller (Rami Malek) crittografo e vigilante della CIA, nonché esperto informatico e protagonista assoluto di Operazione vendetta, il secondo lungometraggio diretto da James Hawes dopo One Life.

Ad Heller hanno ucciso la moglie in un attentato nel cuore di Londra. La CIA fin da subito ne individua i responsabili, eppure nessuno paga, né tantomeno indaga. Heller però non intende farsi da parte, pur figlio d’un addestramento di natura informatica, che nulla ha a che vedere con la dinamica delle armi e della fisicità, ma soltanto con le potenzialità della tastiera, del mouse e di tutto ciò che un hard disk può celare e contenere. Da qui la svolta; la vendetta passa per il virtuale, nascendo nello schermo, per poi andare oltre, nel reale, laddove il sangue è realmente tale e così la morte.

Operazione vendetta è l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Robert Littell. Il titolo originale del film, ossia The Amateur, è ben più in linea con la riflessione che Hawes e i due autori dello script Ken Nolan e Gary Spinelli portano avanti, sulla messa in pratica della violenza e della (in)capacità d’azione di alcuni uomini rispetto ad altri. Il film persegue un duplice obiettivo: dapprima la decostruzione dell’action per come siamo soliti conoscerlo, poi il lavoro sui corpi. Niente più machismo, né tantomeno steroidi. All’adrenalina Hawkes preferisce i tempi dell’attesa e della riflessione.

Operazione vendetta, di James Hawes

Ecco perché fin da subito il suo protagonista, non può far altro che apparirci respingente ed estraneo. Non in linea con i cliché – oppure si tratta di veri e propri canoni? – dell’action generalista, il Charles Heller di Rami Malek sfida qualsiasi principio di fisicità temibile ed evocativa, spostando l’attenzione sui pericoli della mente e di tutto ciò che questa può generare. Se è vero che Heller non può uccidere a mani nude, è altrettanto vero che il suo meticoloso, se non addirittura maniacale ragionamento può farlo, apparendo forse ancor più sadico, inarrestabile e geniale.

Operazione vendetta non infatti non si concentra sull’azione, né tantomeno sul dinamismo costante. Piuttosto evidenzia i silenzi, i tempi della scelta, del ragionamento e di quell’elaborazione dolorosa che Heller si ritrova a vivere, percorrendo continuamente un doppio binario: quello del lutto e quello della vendetta. Eppure ancora una volta, la linguistica del vengeance movie è quanto di più distante possa esserci in questo caso, poiché Heller non è spietato, non lo è nemmeno il suo addestratore Robert Henderson (Laurence Fishburne) e a ben guardare, il medesimo discorso vale perfino per gli assassini.

La violenza passa qui per più forme, volti e aspetti, indagando conseguenze e responsabilità reali di un attentato di natura politica e di stato e non la bassa manovalanza, quella che sempre o quasi paga, permettendo alla corruzione e alla violenza vera e propria, quella senza nome e senza volto, di resta celata nell’ombra, protetta ancora una volta da un documento top secret, piuttosto che da uno schermo. Per queste ed altre ragioni, Operazione vendetta appare come una bizzarra e convincente fusione tra l’immaginario cinematografico della saga di Jason Bourne e quello televisivo di Mr. Robot, interpretato – ma è una pura coincidenza – dallo stesso attore protagonista Rami Malek, qui volto e corpo continuamente in scena, tesissimo eppure riflessivo.

 

Titolo originale: The Amateur
Regia: James Hawes
Interpreti: Rami Malek, Laurence Fishburne, Rachel Brosnahan, Caitríona Balfe, Jon Bernthal, Michael Stuhlbarg, Holt McCallany, Julianne Nicholson, Adrian Martinez, Danny Sapani, Takehiro Hira, Marc Rissmann, Joseph Millson, Alice Hewkin, Henry Garrett
Distribuzione: The Walt Disney Company Italia
Durata: 123′
Origine: USA, 2025

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.5
Sending
Il voto dei lettori
2.13 (8 voti)

STUDIA CINEMA CON SENTIERI SELVAGGI!


    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative