"Ora o mai più", di Lucio Pellegrini

In questo affresco di genere i personaggi non hanno modo di approdondire le motivazioni psicologiche. Di questo realismo di maniera sono abbastanza sintomatiche le prove degli attori, che assumendo il dettato generale, non aderiscono né sconvolgono i moduli drammaturgici offerti dalla sceneggiatura con il proprio personale contributo.

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Bussano alla porta, prima educatamente, poi sempre più violentemente, fino a romperne la serratura e ad entrare, con i caschi e gli scudi dei reparti celeri, tra le stanze imbrattate di vernice e i pavimenti affollati di bottiglie svuotate del Centro Sociale Mompracem a Pisa nel giugno 2001. E' con questa scena convulsa, con la macchina da presa roteante fra i ragazzi perquisiti e spinti fuori dall'edificio, che debutta questo terzo lungometraggio di Lucio Pellegrini, scritto con Angelo Carbone e Roan Johnson. Tra le verdi facce degli occupanti c'è quella di David, studente della facoltà di fisica alla Normale, coinvolto la sera prima nell'occupazione, ad un esame dalla tesi, nel desiderio di rincorrere una ragazza appena intravista nel mezzo di un'assemblea studentesca.

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Il ritmo è brillante, con tonalità da commedia post-adolescenziale da un lato e dramma della gelosia dall'altro, cercando di acuire, nei giorni precedenti il social forum genovese, il contrasto con la polizia cittadina e i ragazzi "fighetti" e perbenisti, contro cui si inscenano volentieri degli alterchi sul filo della rissa. Siamo all'insegna del mid-cult, assumendo, magari con qualche attrito in più, il dettato mucciniano di fotografare il malessere di una generazione nel momento del trapasso definitivo alla maturità.


E' l'etica, se così si può dire, del non voler crescere che qui traspare come motivazione principale all'impegno politico: David entra nel gruppo contestatario per amore di una ragazza di cui non conosce nemmeno il nome, venendo inconsapevolmente attratto dal moto vitalistico di un pugno di ragazzi refrattari alle buone maniere. La breve stagione dell'impegno dura appena un mese, giusto il tempo di venir pestato nella Caserma di Bolzaneto, una delle vergognose pagine del G8 firmato Scajola, e litigare con il capo politico Luca, con cui si contende l'amore per Viola.


Si può da ciò arguire come il motore narrativo sia esclusivamente il fatto privato, ma questa singolarità del racconto, con la voce narrante del protagonista a racchiuderlo, non è inficiata dalla contaminazione con la realtà mondana, assumendo i connotati dell'esemplarità con cui lo spettatore può dialogare, deprecandone o giusticandone sia la partecipazione al movimento contestatario che il finale ritorno all'ordine. In questo affresco di genere i personaggi non hanno modo di approdondire motivazioni psicologiche o slanci istintivi. Galleggiano più o meno scherzosamente su quel fiume in piena che fu Genova 2001. Di questo realismo di maniera sono abbastanza sintomatiche le prove degli attori, che assumendo il dettato generale non aderiscono né sconvolgono i moduli drammaturgici offerti dalla sceneggiatura con il proprio personale contributo. Gli attori offrono una serie di interpretazioni rientranti in quei quattro o cinque caratteri ritornanti da qualche anno nel cinema italiano: il puerile insoddisfatto, il cinico megalomane, la bella sciupata, la ragazza perbene inosservata dai più. Ed infine la "normalità", quel cliché verso cui oggi in molti sentono di dover far approdare le loro opere, lasciando compiere ai propri caratteri tortuose forche caudine, che però non ne inficiano minimanente il proprio carattere, il modo di vedere le cose, i rapporti umani. Infatti David alla fine lo troviamo così come lo si era conosciuto all'ingresso della Normale di Pisa. Diligente, tranquillo, posato, una tranquilla ragazza lontana anni luce dalla volubile Viola, con un lavoretto in una biblioteca, in attesa dello stipendio più o meno conforme alle proprie capacità, sempre senza sussulti, scompaginamenti del proprio sé, in una parola, invisibile.


 


Regia: Lucio Pellegrini
Soggetto: Angelo Carbone, Roan Johnson
Sceneggiatura: Angelo Carbone, Roan Johnson e Lucio Pellegrini
Fotografia: Gherardo Gossi
Montaggio: Walter Fasano
Musiche: Giuliano Taviani
Scenografia: Eugenia F. di Napoli
Costumi: Francesca e Roberta Vecchi
Interpreti: Jacopo Bonvicini (David), Violante Placido (Viola), Edoardo Gabbriellini (Luca), Elio Germano (Doveri), Camilla Filippi (Vanna), Riccardo Scamarcio (Biri), Francesco Mandelli (Frankino), Andrea Samà (Cespu)
Produzione: Domenico Procacci per Fandango/ Rai Cinema
Distribuzione: 01 Distribuzione
Durata: 96'
Origine: Italia, 2003


 

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