
Come in molti avevano previsto Il discorso del re pur senza stravincere è stato il trionafatore della serata con i quattro riconoscimenti più importanti (Film, Regia, Attore, Sceneggiatura originale). Un passo indietro rispetto al coraggio con cui l'anno scorso l'Academy decise di incoronare Kathryn Bigelow. La sconfitta di David Fincher fa intanto entrare The Social Network nella grande famiglia dei capolavori incompresi
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C'è stato un momento durante la scorsa cerimonia della notte degli Oscar che da solo ha simboleggiato perfettamente storia, fascino e crudeltà di questa cerimonia.
Steven Spielberg sale sul palco per assegnare l'ultimo premio al miglior Film. Dopo essere stato innumerevoli volte tra i candidati (due statuette vinte) il regista de
Lo squalo, poco prima di aprire la busta con il nome del vincitore si lascia andare a una considerazione: "Chi vincerà questo premio entrerà nella famiglia de
Il padrino,
Il cacciatore e di
Un uomo da marciapiede. Gli altri andranno a fare compagnia a
Furore,
Quarto potere,
Il laureato e
Toro scatenato". Per dei capolavori premiati ce ne sono sempre altri che rimangono a mani vuote – e l'elenco potrebbe proseguire con tutta una serie di candidati che hanno irreversibilmente segnato la storia del cinema degli ultimi 30 anni da
Star Wars a
Tutti gli uomini del presidente, e ancora
E.T.,
Pulp Fiction,
Il petroliere. Quest'anno a spuntarla è stato – come era nelle previsioni – il discutibilissimo
Discorso del re, e a farne le spese è stato il bellissimo
The Social Network. Da una parte un film che molto probabilmente, nonostante i quattro Oscar vinti lascerà ben poco alla storia del cinema – chi si ricorda più de
Il paziente inglese,
Gandhi o
Shakespeare in love? – dall'altra un'opera che è già un classico dei nostri tempi. Dispiace soprattutto per la mancata statuetta a
David Fincher per la miglior Regia, andata all'inglese Hooper, forse il meno meritevole dell'intera cinquina tra i candidati. Difficile comprendere come sia stato possibile non consacrare la crescita artistica di uno dei registi americani più importanti degli ultimi anni (
Zodiac,
Il curioso caso di Benjamin Button,
The social Network). In una serata piuttosto deludente anche sotto il punto di vista dell'intrattenimento e della conduzione, Hollywood si scopre quindi più "vecchia" e prudente rispetto alle passate edizioni – risale a soltanto un anno fa il
sorprendente exploit di
The Hurt Locker di Kathryn Bigelow. Con pochissime sorprese anche nei premi alle interpretazioni, i ricoscimenti praticamente annunciati a Natalie Portman, Colin Firth, Christian Bale e Melissa Leo, qualche statuetta di troppo andata all'
Inception di Nolan e il trionfo ormai doveroso all'altissima qualità della Pixar, che con
Toy story 3 (2 Oscar: Film d'animazione e Canzone originale) ha aggiunto un altro capolavoro alla sua collezione.
Qui l'elenco dei premi
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