#Oscars2022 – The Long Goodbye, di Aneil Karia: il sermone rap di Riz Ahmed

Fresco vincitore agli #Oscars2022, il cortometraggio scritto da Kania e Ahmed racconta, in una vertiginosa e ipnotica progressione rap, l’odio anti-islamico nella sua crudeltà senza misura

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In The Long Goodbye veniamo istantaneamente catapultati in questa piccola casa della periferia inglese, dove Riz e suo fratello più piccolo sono intenti a fare un simpatico balletto goliardico. Il clima sembra dei più sereni e anche il resto della famiglia si gode il tempo che scorre senza intoppi con i propri cari. Nonostante questa apparente situazione di grande spensieratezza, possiamo notare però come il nostro protagonista Riz sia continuamente restio e timorosamente vigile nel puntare il suo sguardo sulle immagini mandate in onda in quel momento dal televisore che si trova vicino a lui. Le scene che vede sono rappresentative della violenza e dell’escalation razzista avvenuta negli ultimi giorni da parte della Destra estremista. Riz in tutti i modi cerca di sviare i propri parenti dal terrore mostrato al notiziario, anche con dei tentativi goffi e superficialmente nonsense, spinto principalmente dal desiderio di nascondere alla sua famiglia la crudele realtà esterna, illudendosi che l’inferno razziale possa rimanere intrappolato nella scatola televisiva, come in una sorta di vaso di Pandora. Riz, nonostante lotti con le unghie e con i denti nel tentativo di proteggere il suo nido familiare, è consapevole però di avere dinanzi un nemico fin troppo radicato: l’odio.

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The Long Goodbye, il cortometraggio scritto da Aneil Karia e Riz Ahmed che domenica notte si è aggiudicato il premio Oscar, conferma non solo l’audacia e la versatilità interpretativa di Ahmed (l’attore di Sound of Metal), ma rappresenta anche una delle opere più viscerali e potenti riguardo il tema dell’anti-islamismo. Non è un caso che il cortometraggio celi la sua complessità concettuale e simbolica quasi esclusivamente nella prima parte, dove la tensione provata dai protagonisti è sapientemente portata quasi allo stremo da Karia, in questo incessante gioco di sguardi voyeuristici verso ciò che accade all’esterno dell’abitazione, divenendo anche un interessante elemento di logoramento per lo stesso spettatore. Riz, interpretato da Ahmed, è la vittima principale della situazione. Il garante della stabilità del nido familiare e della creazione di un vero e proprio microcosmo emotivo all’interno dell’ambiente casalingo, è anche colui che più ha la consapevolezza della possibile dissoluzione di esso, rendendosi il simbolo di un’integrazione sempre più oppressa e ghettizzata, concezione figlia dell’ideologia di un Occidente ancora sconvolto dagli attacchi terroristici.

Se l’ipotetica prima parte gioca tutto il suo repertorio sugli sguardi paranoici e sulle gesta colme di terrore dei suoi protagonisti, la seconda sfocia invece nella violenza e nella follia più totale. La crudeltà rappresentata si pone senza mezzi termini dinanzi allo spettatore, assumendo le sembianze di un genocidio incontrollato e dalla difficile contemplazione. The Long Goodbye, partendo dalla diffusione del verbo del terrore da parte della cattiva maestra televisione, arriva a ricostruire e analizzare in maniera iperrealista e morbosa i crimini efferati dell’odio razziale. E, a un certo punto, nella concitazione, sembra di rivedere un istante di Roma città aperta di Rossellini. Ed è in questo estenuante martirio che Riz nuovamente si arroga il diritto di sbattere in faccia allo spettatore la criticità degli avvenimenti che attanagliano da tempo la contemporaneità. Rompendo velatamente la quarta parete, Riz sviscera non solo il proprio martirio, ma anche quello subito da intere generazioni, attraverso un vertiginoso e ipnotico sermone rap, estrapolato dall’album omonimo composto dallo stesso Ahmed, che assume la valenza di una progressiva contemplazione della comunicazione senza barriere dell’arte, unico mezzo forse di unione e di emancipazione nella storia dell’uomo.

 

 

 

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4
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Il voto dei lettori
4 (1 voto)
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