"Outing – Fidanzati per sbaglio", di Matteo Vicino

Outing. Fidanzati per sbaglio

L’interessante incipit, che tanto ricorda quel Vi dichiaro marito e…marito con uno strepitoso Adam Sandler, dava la possibilità di cavalcare una liberatoria comicità politicamente scorretta che avrebbe permesso alla pellicola di trovare il suo posto nel mondo. Purtroppo il regista, autore anche del soggetto, decide di inserire discorsi sui diritti civili, la meritocrazia, la mafia, la libertà d'espressione e molto altro, che appesantiscono la vicenda.

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Il troppo storpia. Questo semplice assioma, utile in molte situazioni, dovrebbe essere ripetuto all’infinito a ogni sceneggiatore, o semplice narratore, in procinto di raccontare una storia. Purtroppo molti autori, specie se italiani, credono invece che riempire il proprio script di temi, argomenti scottanti e tragedie renda il loro lavoro più meritevole e, di conseguenza, loro degni di maggior considerazione. Come se l’esagerazione sociale possa nobilitare un film agli occhi del suo pubblico e nasconderne i problemi narrativi.

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Il cinema, però, non funziona cosi e in molti casi l’unica cosa che guadagna un’opera del genere è l’assoluta inverosimiglianza della vicenda. Outing – Fidanzati per sbaglio di Matteo Vicino è un chiaro esempio di questo modo di fare strabordante. Il film, una commedia, racconta, infatti, la storia di due amici che si fingono coppia gay per usufruire di alcuni incentivi economici della Regione Puglia. L’interessante incipit, che tanto ricorda quel Vi dichiaro marito e…marito con uno strepitoso Adam Sandler, dava la possibilità di cavalcare una liberatoria comicità politicamente scorretta che avrebbe permesso alla pellicola di trovare il suo posto nel mondo. Purtroppo il regista, autore anche del soggetto, forse per poca esperienza o per il poco tempo concessogli per lavorarci sopra, decide di inserire discorsi sui diritti civili, la meritocrazia, la mafia, la libertà d'espressione e molto altro, che appesantiscono la vicenda.  Il risultato, dunque, è quello di un minestrone senza capo né coda, dove oltre all’utilizzo di trucchi di bassa lega per strappare qualche risata (“In Puglia non ci sono solo le orecchiette ci sono anche gli orecchioni) si arriva a mostrare una morale assolutamente fuori luogo. I compromessi, le minacce, le “scorciatoie” magari sono anche fotografie di situazioni vicine alla realtà ma, considerati i toni e le aspettative della pellicola, non si capisce davvero che senso finale abbiano nel contesto della storia. E, alla luce di ciò, anche l’ambiguo finale aperto lascia a desiderare.

Il dispiacere del fallimento di quest’operazione è notevole perché le intenzioni di fare qualcosa di diverso dal solito c’erano ed erano ammirevoli (un applauso sincero allo sforzo dei produttori, capaci di realizzare un’opera senza spendere un centesimo di denaro pubblico) ma un film del genere, anche a voler essere generosi, non si può promuovere. Ed è un peccato perché per una volta tra i protagonisti c’è personaggio omosessuale disegnato con intelligenza, senza ricorrere al cattivo gusto o alle caricature, interpretato da un ottimo Massimo Ghini.

 

 

 

Regia: Matteo Vicino
Interpreti: Nicolas Vaporidis, Andrea Bosca, Massimo Ghini, Claudia Potenza, Giulia Michelini e Camilla Ferranti
Origine: Italia 2012
Distribuzione: Al Entertainment
Durata: 95'

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