Oxygène, di Alexandre Aja

Un’opera claustrofobica che regala all’immagine il primato sulla narrazione trasformando l’inquadratura in mezzo per esplorare una nuova dimensione spazio temporale. Su Netflix

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L’effetto pandemia stimola un’immaginazione prevalentemente circoscritta negli spazi chiusi. Era un appartamento con vista sulle vite degli altri ne La donna alla finestra di Jon Wright, è una capsula criogenica con frammenti di memoria visiva in Oxygène di Alexandre Aja. In entrambi i film le protagoniste femminili si aggrappano alle immagini per ricostruire le proprie esistenze frammentate, provano a ricomporre il puzzle di ricordi andati in mille pezzi.

La dottoressa Liz Hansen (Mélanie Laurent) si risveglia dentro una capsula criogenica e non ricorda come ci sia finita: ha come unico sostegno il computer di bordo Milo (voce di Mathieu Amalric) che prova a rintracciare gli indizi di tante esistenze parallele che sembrano sovrapporsi. Liz era sposata con Leo Ferguson (Malik Zidl)? Era single? Aveva figli o non poteva averne? Era malata o era il marito a non stare bene?

Alexandre Aja vivacizza l’ambiente claustrofobico giocando con la forza dell’immagine cinematografica. Liz sta sognando, ha delle allucinazioni o sono i ricordi della sua vita passata ad emergere prepotentemente? La cavia da laboratorio cerca la sua uscita dal labirinto così come Liz cerca di trovare il modo di scampare la morte per mancanza di ossigeno. Ci si può salvare solo ritrovando una identità, smettendo di sognare pecore elettriche.

Alexandre Aja conosce molto bene Blade Runner e si lascia ispirare da opere come Buried di Rodrigo Cortés (ribaltando il concetto di sepoltura e utilizzando la frustrazione per una comunicazione telefonica impossibile) e Ex Machina di Alex Garland (da cui importa il concetto di manipolazione genetica e la dubbia eticità di certa ricerca scientifica). Mentre MILO cerca disperatamente di fare l’eutanasia a Liz perché ha calcolato a zero le sue possibilità di sopravvivenza, la dottoressa Liz ha bisogno di soffrire per ricordarsi che è viva. Mentre continua a mancare l’aria, affiorano immagini di un paradiso terrestre, di luce tra le foglie, di sonate al piano (Lacrimosa Requiem di Mozart e Sonata in La Minore di Schubert), di ospedali e laboratori. Sono flash visivi che fanno consumare ossigeno ma avvicinano alla verità.

Ci sono davvero momenti emozionanti: la lotta di Liz per evitare le cure palliative, il momento a gravità zero, la voce asettica di MILO che ha sorprendenti sfumature ironiche (come HAL9000), le allucinazioni con l’invasione dei topi da laboratorio e l’improvvisa visione olistica, tolto il filtro UVA, che è un colpo di scena di grande effetto. Il ciclo della vita prevede una nascita e una morte: nell’incipit Liz esce fuori dal suo involucro come una farfalla dal suo bozzolo di seta, con le urla di un parto difficile. Ma dovrà tornare nell’ipersonno.

Se è vero che la trama è prevedibile e la risoluzione finale può sembrare semplicistica bisogna ammettere che Alexandre Aja usa bene tutti i trucchi della grammatica filmica per spostare il discorso sulla veridicità del ricordo in rapporto a una realtà invisibile che fa fatica a palesarsi perchè giace nel subcosciente. E Mélanie Laurent è eccezionale a trasformare il suo personaggio in una icona quasi martire che utilizza il corpo come mezzo per passare ad un’altra dimensione. Tutto il dolore non è stato inutile e alla fine possiamo essere sedati. La morte è un nuovo inizio. Cadenzato dalle musiche “psicocosmiche” di Robin Coudert, fotografato dalla luce mistica di Maxime Alexandre, Oxygène è un film di fantascienza che regala alla memoria eidetica il primato sulla narrazione trasformando l’inquadratura in mezzo per esplorare una nuova dimensione spazio temporale. Chi afferra una parte dell’immagine, ha afferrato l’immagine intera. Sarà davvero l’immagine/ricordo il segno e il simbolo per un passe-partout identitario. Ed è anche l’unico modo per trovare l’uscita del labirinto.

 

Titolo originale: id.
Regia: Alexandre Aja
Interpreti: Mélanie Laurent, Mathieu Amalric, Malik Zidi, Laura Boujenah, Eric Herson-Macarel, Lyah Valade
Distribuzione: Netflix
Durata: 101′
Origine: USA, Francia 2021

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.6

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
3.63 (8 voti)
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