Paddington in Perù, di Dougal Wilson

Il terzo capitolo del franchise perde un po’ della magia che lo rendeva unico. Ma mantiene il suo spirito divertente, grazie alle interpretazioni di Olivia Colman e Antonio Banderas.


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Dopo Paul King, è ora il turno di Dougal Wilson. In Paddington in Perù il regista dirige il terzo capitolo del franchise che racconta le avventure dell’orsetto inglese dal cappotto azzurro e il cappello rosso.

In questa nuova avventura, Paddington riceve una lettera dal Perù che lo informa della misteriosa scomparsa della zia Lucy. L’orso, insieme alla famiglia Brown, raggiunge la Casa per Orsi in Pensione e da lì inizierà il loro viaggio, non privo di ostacoli, nella foresta pluviale amazzonica.
Il nuovo film ci porta ben lontano dalle strade di Londra a cui si era abituati. E al contrario dei primi due, caratterizzati dalla cura per i colori e gli ambienti, qui non si raggiunge la creatività dei precedenti ma il risultato è senz’altro godibile. Quella magia di combinare elementi e scene quotidiane molto semplici aggiungevano quel tocco di delicatezza che ha contribuito a rendere così speciale la storia; il modo in cui Paddington, per esempio, vedeva il mondo con occhi stupiti, ma senza risultare mai forzato o esageratamente smielato.
Qui troviamo, invece, tanta azione e divertimento con un ritmo di montaggio frenetico, ma si tratta di un’evoluzione del tutto coerente e naturale della storia e del personaggio. Infatti, il viaggio in Perù, la terra natale di Paddington, potrebbe essere interpretato come un passo necessario per il suo sviluppo, sia come individuo che nel suo rapporto con la famiglia. Il tema della crescita è centrale: ora Paddington è finalmente pronto a fare i conti con il proprio passato misterioso e riscoprire così le sue radici. In questo senso El Dorado, diviene il luogo simbolo di un tesoro ancor più prezioso del denaro, ossia la famiglia.

Famiglia e crescita personale vanno a braccetto. Ogni membro dei Brown deve affrontare un percorso personale. Il papà deve superare la sua paura dei ragni, e decide di seguire il consiglio del suo capo di “abbracciare il rischio”; la mamma intrepretata ora da Emily Mortimer perde di spessore e carisma, ma è ben chiaro il suo desiderio di voler riunire la famiglia; la figlia sta per andare all’università e sfrutta il tempo arricchire il suo bagaglio di conoscenze; il figlio capisce che il suo futuro è proprio quello di risolvere i problemi con creatività. Dunque, non esiste un’età per superare le proprie paure e per conoscere se stessi.

Le vere star del terzo capitolo sono senza dubbio la Reverenda Madre, interpretata da Olivia Colman, e Antonio Banderas nei panni del capitano Hunter Cabot. La prima aggiunge un tocco teatrale al film, con una presenza che sembra “strizzare l’occhio” in ogni scena, pur mantenendo una facciata comica, addirittura rompendo più volte la quarta parete. Il suo carisma, supportato dalle canzoni, alleggerisce e dona un respiro al film. Anche Banderas porta un ulteriore tocco di umorismo ed eccentricità al film, interpretando spesso i “fantasmi” dei suoi antenati, in un richiamo alle molteplici personalità di Phoenix Buchanan in Paddington 2.

 

Titolo originale: id.
Regia: Dougal Wilson
Voci: Ben Whishaw, Imelda Staunton
Interpreti: Olivia Colman, Antonio Banderas, Emily Mortimer, Jim Broadbent, Hugh Bonneville, Julie Walters, Amit Shah, Madeleine Harris
Distribuzione: Eagle Pictures
Durata: 106′
Origine: UK, Francia, Giappone, USA, 2024

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3
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Il voto dei lettori
3 (1 voto)

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