Paese che vai, Netflix che trovi

Netflix sposta l’asse produttiva delle nuove serie Tv direttamente nei paesi nei quali si è insediata. Abbiamo ancora il diritto di chiedere un prodotto nazionale o siamo ormai cittadini del mondo?

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Nella storia del colonialismo ottocentesco c’è sempre quel momento in cui gli invasori decidono di affidare agli autoctoni la gestione diretta delle imprese che sono andati fin laggiù a impiantare. Questo sistema ha funzionato brillantemente ed è arrivato inalterato fino ai nostri tempi, dove Netflix, la società numero uno al mondo per i VOD, ha deciso di spostare l’asse produttiva delle nuove serie Tv direttamente nei paesi nei quali si è insediata. L’ingresso nei mercati europei, mirato ma costante, subirà nei prossimi mesi una decisa virata: infatti sono già state girate o commissionate delle produzioni totalmente autoctone che saranno disponibili mondialmente sulla piattaforma, ognuna religiosamente nella lingua di provenienza. Il battesimo del fuoco toccherà ai francesi, che debutteranno il 5 Maggio con Marseille, interpretata da Gerard Depardieu e Benoît Magimel.

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Già definita la House Of Cards transalpina, la serie mette in scena la lotta intestina tra politica e criminalità a-là Frank Underwood, di fatto subordinandosi ad un immaginario americano (nonostante neanche HoC sia di fatto di nascita Usa) e allo stesso tempo strizzando l’occhio al polar francese, il genere nazionale di riferimento.

Anche per la prima produzione tutta italiana si è optato per un ragionamento simile, ovvero ci è appoggiati all’one-man franchise Stefano Sollima, il dominatore incontrastato della serialità adulta rivolta ad un pubblico che oscilla dal VOD alla pay-per-view, che Netflix vorrebbe cannibalizzare. Ecco quindi che nel 2017 è attesa la diluizione in puntate di Suburra, l’ultima fermata dell’ennesimo libro-film-serie sulle mafie e mafiette delle periferie a cura di De Cataldo, che ormai fa un genere a parte e sembra essere l’unico ad essersi imposto con forza nella cultura popolare. Per non correre rischi comunque la serie è stata prodotta insieme alla nuova Rai di Campo dell’Orto, che la programmerà dopo che sarà uscita su Netflix, facendo finta che sui VOD esistano ancora i palinsesti.

La Spagna, dove Netflix ha aperto gli abbonamenti in contemporanea con l’Italia, è pronta anch’essa a debuttare affidandosi alla sicurezza di un veterano come Carlos Sedes, già dietro a Velvet e Grand Hotel (la prima vista anche in Italia). La serie è prevista per il 2017 e non ha ancora un titolo definitivo. Racconterà la storia di quattro donne di diversa estrazione sociale che incroceranno le loro sorti in una stazione telefonica della Madrid degli anni ’20, un luogo “che rappresenta il progresso e la modernità”.

In Germania si invece è puntato su una giovane promessa dando fiducia a Baran bo Odar, autore di film di successo in patria come Das letzte Schweigen e Who I am, thriller che intrecciano con sapienza suspance e soprannaturale. Anche Dark, la serie a breve disponibile sulla piattaforma, è una saga familiare virata sui toni del poliziesco fantascientifico, ambientata in una tranquilla cittadina sconvolta dalla scomparsa di due ragazzi. Per i dirigenti di Netflix è “una storia locale in grado di conquistare il mondo“,una frase ripetuta come un mantra per pressoché ogni altra serie prodotta.

SuburraChe però, nonostante la sconcertante banalità, racchiude una grande verità. Queste serie avranno davvero la capacità di imporsi negli altri paesi o rimarranno circoscritte a quelli di provenienza? Bisognerà capire se Netflix riuscirà a trasformare i paesi invasi in colonie da import-export o rimarranno semplicemente incubatori di idee pronte per essere estradate appena mostrano un possibile potenziale. E sopratutto noi utenti, che abbiamo accantonato qualsiasi posizioni etica appena abbiamo digitato il codice della nostra Mastercard nell’apposito slot, come ci porremo davanti a questa colonizzazione dell’immaginario? Abbiamo ancora il diritto di chiedere un prodotto nazionale quando ci rivolgiamo all’intero pianeta o Netflix ci vuole solo cittadini del mondo? Ci sentiremo defraudati se Suburra avesse i colori di Daredevil o lo prenderemo come il segnale della tanto attesa svolta?

Solo l’anno prossimo scopriremo quali sono le intenzioni del gigante americano e quali di queste serie avrà un reale impatto sui dati streaming worldwide. Sicuramente avranno raggiunto uno scopo non secondario, ovvero indebolire i rispettivi competitor autoctoni, sottraendogli con un colpo di mano tra i migliori professionisti del settore. D’altronde la colonizzazione non è mai stata un pranzo di gala.

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