Palm Trees and Power Lines, di Jamie Dack

Una love story tra una diciassettenne e un uomo adulto che diventa un’amarissima parabola sulla disillusione e sui rapporti di forza nei legami sentimentali. Miglior Film al Torino Film Festival.

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Lea ha diciassette anni e vive da sola con la madre. Siamo in estate nella provincia della California del sud. In attesa del ritorno allo studio le giornate scorrono via senza che accada nulla. Finché una sera conosce Tom, un uomo affascinante che ha il doppio dei suoi anni. Cominciano a uscire insieme di nascosto. Lea si innamora di lui. Anche Tom dice di amarla. Afferma di essere un libero imprenditore edile che non ha bisogno degli altri e della famiglia. Vuole prendersi cura di lei. Ma forse le cose stanno diversamente….

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Inizia come un coming of age nella provincia americana, prosegue come una love story tra una ragazza dalla vita familiare problematica e un uomo maturo e premuroso, per poi diventare un incubo psicologico senza via d’uscita. Sulla strada tracciata dal cinema indipendente di Sean Baker (soprattutto l’ultimo, notevole, Red Rocket), da cui sembra assorbire la sensibilità per i paesaggi suburbani e la credibilità delle traiettorie emotive di personaggi “comuni”, la giovane cineasta americana Jamie Dack adatta un suo precedente cortometraggio del 2018 dallo stesso titolo. Prende le mosse dalla sua adolescenza trascorsa nella periferia degli Stati Uniti per raccontare una storia al femminile di solitudine, maturazione e disillusione. Abile nel raccontare la noia della quotidianità dei giovani americani (le scopate in macchina, le birre davanti alla televisione, i pomeriggi trascorsi nei diner) riesce a tracciare con sobrietà l’anatomia di una relazione amorosa sbilanciata anagraficamente e a portare la tensione a livelli insostenibili nella seconda parte, la più claustrofobica e rischiosa. Qui Dack arriva a filmare la crisi emotiva e la violenza sempre alla “giusta distanza”. Un film riuscito quindi, apparentemente piano ma complesso dietro la sua superficie, che ha la capacità di fotografare un pezzo d’America e allo stesso tempo di raccontare una parabola amarissima sul sogno americano, sui rapporti di forza nei legami sentimentali e sulle dipendenze affettive. Con un finale coraggioso e spiazzante, capace di rimettere in gioco il percorso della protagonista e le focalizzazioni morali dello spettatore.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.5
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Il voto dei lettori
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