Paolo Gioli, la natura delle immagini

Un ritratto dell’artista veneto scomparso a 79 anni, maestro della fotografia e del cinema sperimentale, grande amante delle Polaroid. Le sue collezioni fanno il giro del mondo, da Parigi a New York

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Il pittore, fotografo e regista Paolo Gioli ci ha lasciati lo scorso 28 gennaio. Viveva nella cittadina di Lendinara, in provincia di Rovigo. Nato a Sarzano (sempre in provincia di Rovigo) nel 1942, Gioli si è contraddistinto per una carriera artistica che per decenni ha spaziato fra cinema, fotografia, pittura e grafica. Schivo e riservato, Gioli ha sempre amato una vita ritirata all’insegna del distacco dal mondo “commerciale” dell’arte. Il suo lavoro è stato però scoperto relativamente tardi e, quasi paradossalmente, molto spesso le sue opere sono state apprezzate più all’estero che in patria. Ad esempio è stato per molto tempo l’unico artista italiano ad avere i propri film in pellicola nella collezione del Centre Pompidou di Parigi. Anche negli Stati Uniti la sua arte (soprattutto filmica) è molto apprezzata, basti citare le svariate proiezioni presso Walter Reed Theatre al Lincoln Center di New York. In Italia tra le più importanti esposizioni si ricordano: “Gran positivo nel crudele spazio stenopeico” presentata prima al Palazzo Fortuny di Venezia e poi Museo di Storia della Fotografia Fratelli Alinari di Firenze nel 1991 e “Paolo Gioli. Fotografie, dipinti, grafica, film” al Palazzo delle Esposizioni di Roma (1996). Tra i successi degli ultimi anni la partecipazione con alcune opere al Padiglione Italia della 56° Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia nel 2015. All’interno del suo sito personale sono presenti le liste complete delle mostre e rassegne a lui dedicate.

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Paolo Gioli, Maschere (1988-1990)

Nel 1960 entra nella scuola libera del nudo presso l’Accademia di Belle Arti a Venezia, qualche anno dopo sarà a New York. Resterà a lavorare lì per un anno, anche grazie alla borsa di studio della John Cabot Fund. Nella Grande Mela incontra i galleristi Leo Castelli e Martha Jackson, ma soprattutto quello che sarà l’amico di una vita, oltre che suo produttore e sostenitore, Paolo Vampa. Costretto a tornare in Italia a causa di problemi con il visto dovuti alle tensioni politiche causate dagli omicidi di Martin Luther King e Bob Kennedy, si stabilisce a Roma. Qui entra nella Cooperativa Cinema Indipendente che orbita intorno al Filmstudio, luogo prediletto degli autori di cinema sperimentale italiani. Arriva poi il trasferimento a Milano e con esso la fulminazione per quello che da lui è definito “Umido incunabolo della storia moderna”, uno strumento del quale farà fatica a fare a meno negli anni successivi. La polaroid. “Un sorprendente mezzo per allargare ulteriormente la sua ricerca sulla fotografia istantanea, travasandone la materia su supporti diversi dalla pellicola come la carta e la tela e apparentandola così alle arti belle” come scrive nella sua biografia. Agli inizi degli anni ’80 tornerà nella sua terra di origine, dove è restato fino alla sua scomparsa. Oltre alle sperimentazioni con le polaroid, noto è anche il suo uso dell’apparecchio stenopeico, cinecamera dotata di minuscoli fori che lasciano passare la luce e formano l’immagine sulla parete opposta. Diretto discendente della camera oscura, si tratta di uno strumento molto elementare sul quale l’artista ha potuto lavorare con grande libertà espressiva. “Ho assunto il foro stenopeico come “punto di vista” sia plastico che ideologico. L’immagine fotostenopeica mi è sorta perché non avevo una macchina fotografica. Più tardi si è trasformata, questa immagine, in una vera e propria fissazione della raffigurazione totale. Mi affascina la purezza del gesto del riprendere “povero” e la restituzione altrettanto pura ma per niente povera, anzi clamorosa” ha affermato al riguardo Gioli stesso.

La monografia dedicata a lui, dal titolo Paolo Gioli: Cronologie, è stata pubblicata nel 2020 e curata da Giacomo Daniele Fragapane. Le sue opere sono esposte nelle collezioni del Centre Pompidou, dell’Art Institute of Chicago e del MoMA di New York e i suoi film sono distribuiti dal Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma e da LightCone a Parigi.

 

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