“Paranormal Activity 2”, di Tod Williams
Nemmeno stavolta il fulcro del film sono a conti fatti i meccanismi minimal dello spavento domestico. Anche questo episodio come il prototipo appare molto più interessato e interessante nella direzione del pamphlet sulla vita di coppia, scrutata e sezionata con rigore quasi autoriale dall’occhio della videocamera sempre acceso. Un nuovo piccolo monito/manuale per innamorati che hanno intenzione di andare a vivere insieme: come combattere il demone vorace e mostruoso della felicità perpetua
Ritrovare in scena più d’una volta gli oramai iconici Micah e Katie del primo Paranormal Activity veicola in maniera esplicita le intenzioni anche di questo episodio nella direzione del pamphlet sulla vita di coppia, scrutata e sezionata con rigore quasi autoriale dall’occhio della videocamera sempre acceso. Tod Williams è sicuramente meno coraggioso e più regista di Oren Peli, e dunque evita quasi del tutto di mettere la sua macchina da presa in trance per intere sezioni di film, come Peli invece adorava fare (scatenando in noi la curiosità di una interminabile visione del suo film a velocità normale, senza le accelerazioni notturne su Katie che passa ore in piedi di fronte al lettone dove dorme il suo uomo – quella sì una vera esperienza di immersione nelle dinamiche davvero demoniache della convivenza).
La sceneggiatura aggiunge una teen-ager, un cane e un neonato per ravvivare la messinscena di una normale quotidianità borghese tra le quattro mura di casa, che nel primo episodio veniva disturbata definitivamente dall’elemento estraneo della videocamera, mentre qui l’intruso è con ogni evidenza il piccolo Hunter, appena messo al mondo (come viene anche indicato dall’immancabile tavoletta ouija consultata). La presenza di un dispositivo che tutto vede e registra viene stavolta data da subito per scontata (si tratta delle videocamere a circuito chiuso installate in tutte le stanze all’inizio del film, emblematicamente camuffate per sembrare i sensori del sistema d’allarme), tanto che la ragazza confesserà di sentirsi sempre addosso lo sguardo delle entità che hanno infestato la sua casa.
Il fulcro diventa allora ben presto la crisi messa in atto dallo sconvolgimento degli equilibri familiari portato dall’arrivo di Hunter, sin dalle prime battute registrate dal film in cui il padre si lamenta di aver dovuto già cambiare 10 pannolini, e continuando con le frequenti lamentele dell’uomo davanti alla videocamera, per l’intimità con sua moglie rubatagli dal figlio appena nato. Williams è talmente poco interessato allo svolgimento della sottotrama horror che non si prende neanche la briga di raccontare per bene la vicenda del demone che perseguita Katie e chi le sta vicino, per chi non avesse visto il primo film, e chiude la pellicola con un poco convinto crescendo di tensione che funziona a malapena.
Resta dunque ancora una volta un piccolo monito/manuale per innamorati che hanno intenzione di andare a vivere insieme: come combattere il demone vorace e mostruoso della felicità perpetua.
Titolo originale: id.
Regia: Tod Williams
Interpreti: Kathy Featherston, Gabriel Johnson, Micah Sloat, Brian Boland
Distribuzione: Universal Pictures
Durata: 86'
Origine: USA, 2010
"Katie che passa ore in piedi di fronte al lettone dove dorme il suo uomo – quella sì una vera esperienza di immersione nelle dinamiche davvero demoniache della convivenza": ahahah! verissimo… anche il primo soporifero paranormal activity era una perfetta rappresentazione di una relazione che nessuno vorrebbe…
Recensione perfetta. Il film è assai meno incisivo sul piano della pura paura, ma il meccanismo teorico resta sempre degno di nota.