Parenti serpenti, di Mario Monicelli

Di fronte alla sacralità del laico non c’è religione che tenga: a Pasqua come a Natale, ci meritiamo le tavolate di famiglia raccontate da Mario Monicelli. Disponibile su Chili

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“Parenti serpenti sì che è un capolavoro” rimbrottano ad alta voce i propri parenti serpenti riuniti nelle tavolate pasquali come in quelle natalizie, nelle nascite come nelle resurrezioni, abusando del termine e del loro gusto cinefilo incentrato su Dieci Maestri (sempre quelli), rei, quei consanguinei zoomorfi, di usare le ganasce delle loro mascelle per triturare la lasagna di nonna e non, invece, adoperarle per il riso cinico e beffardo dell’ultimo grande maestro della commedia all’italiana. Accompagnato da due mostri sacri della sceneggiatura come Suso Cecchi D’Amico e Piero De Bernardi, e coadiuvato anche dalla giovane ed autobiografica penna di Carmine Amoroso – che aveva scritto la prima stesura ambientandola nella natia Lanciano – il film di un Monicelli giunto alla soglia degli ottant’anni d’età torna ancora una volta a riflettere sul nucleo sociale più importante dello Stato italiano di quei tempi, la famiglia. O, meglio ancora, la tribù parentale che si riunisce sotto lo stesso tetto, in questo caso quello della volitiva nonna Trieste, per rinnovare i riti sociali del piccolo mondo antico abruzzese rappresentato nel lungometraggio dal paese di Sulmona. Sia quelli del focolare domestico, riferibili ai quattro ceppi familiari che per qualche giorno torneranno ad essere soggetti ed oggetti dello spettegolo abitativo e borgataro, sia quelli propriamente pubblici, come l’ora di rintocchi della Squilla alla Vigilia e il cenone cittadino, a cui il regista toscano dedica ampio spazio.

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Ma a saltare agli occhi a questa ennesima revisione di Parenti serpenti, aperta dal pentolone di lenticchie di mamma e chiusa dall’esibizione di talento (letterale!) di spaccanoci del gioviale fratello, evidente ma sottaciuta come l’omosessualità dell’Alfredo interpretato dallo straordinario Alessandro Haber, è l’eccessiva estensione diegetica della prima parte, incentrata sulla presentazione delle idiosincrasie personali del gruppo di personaggi protagonisti, attraverso il voice-off del piccolo Mauro. Ciò che si consuma nel film di Monicelli, datato 1992, è la tragedia dello squallore borghese: il gretto individualismo dei figli non può scendere a patti con l’altrettanta greve pretesa degli anziani genitori di instillarsi nelle loro case per trascorrervi la vecchiaia. Perché, più che puntare facilmente il dito moralista contro la prole infingarda ed irriconoscente (di che? della biologia del sangue? Ma questa è una parentesi troppo lunga da aprire, ed infatti la chiudiamo subito) si potrebbe anche esecrare questa madre che impone la scelta, solo sua e non del demente consorte, di vivere gli ultimi anni a danno di qualcuno che non ha via di scampo di fronte a tale catastrofe. Forse il vero provincialismo è scandalizzarsi per l’esplosione finale della stufa a gas piuttosto che per questo surrettizio ancoraggio alla geografia natale.

Parenti serpenti, in fondo, è l’amara chiosa di una commedia all’italiana che lancia qualche moribondo strale populista alla politica politicante – “Se non era per mio marito e la DC, a pulire i cessi stavi”, rivolta al cognato dichiaratamente comunista – e al costume dell’epoca – la ragazzina sovrappeso che aspira, in maniera eterodiretta, a fare la ballerina di Fantastico – prima di soccombere intorno al suo cinismo di maniera, impegnato a ridere facilmente dei suoi effetti piuttosto che rintracciare difficilmente le cause del ritardo culturale del Belpaese. “Che ti devo dire, Monicelli non si tocca“. Ecco, di fronte alla sacralità del laico non c’è religione che tenga: a Pasqua come a Natale, ci meritiamo la vuota iconografia di Parenti serpenti.

 

Regia: Mario Monicelli
Interpreti: Marina Confalone, Alessandro Haber, Eugenio Masciari, Monica Scattini, Paolo Panelli, Cinzia Leone, Pia Velsi, Tommaso Bianco, Renato Cecchetto
Durata: 105′
Origine: Italia, 1992
Genere: commedia, drammatico, grottesco

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.5
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Il voto dei lettori
3 (11 voti)
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