Parigi a piedi nudi, di Dominique Abel e Fiona Gordon

Una ricerca estremamente complessa in un film libero come l’aria dove il corpo e gli occhi diventano il linguaggio principale. Ultima interpretazione di Emmanuelle Riva

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L’illusione dell’improvvisazione. Dove ogni movimento sembra essere provato e perfezionato. Come su un palcoscenico teatrale. Soo che in Parigi a piedi nudi i fondali non sono finti ma veri. Parigi ha dentro le infinite libertà di movimento, sembra arrivare da un cinema del passato. Tra Zazie nel metrò di Louis Malle e il cinema di Jacques Tati (Mon oncle su tutti), dove il rapporto tra il gesto e lo spazio diventa punto cruciale della ricerca dei due registi e anche protagonisti del film, Dominique Abel e Fiona Gordon. Qui sono arrivati al quarto lungometraggio. I loro personaggi, nel loro cinema hanno sempre mantenuto i loro nomi reali. Solo Abel (che usa il diminuitivo Dom) nel loro primo lungometraggio, L’iceberg (2005) aveva un ruolo con un nome diverso, Julien.

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Fiona è una bibliotecaria che vive in un paesino tra i ghiacci canadesi. Un giorno riceve una lettera allarmante della novantenne zia Martha che vive a Parigi. La donna decide così di mettersi alla sua ricerca prendendo il primo aereo. Una volta arrivata nella capitale transalpina, scopre che la donna è scomparsa, forse volontariamente. Nei suoi affannati spostamenti conosce Dom, un galante clochard parigino che si innamora di lei.

Un gioco spontaneo, una ricerca dove c’è una gioia artistica contagiosa. Come nella grandiosa scena del balletto tra Emmanuelle Riva (qui alla sua ultima interpretazione) e Pierre Richard dove sono inquadrati soltanto i piedi. Il corpo e gli occhi diventano il linguaggio principale. Dove la loro reazione alle avversità è prima di tutto fisica. Ci sono gli omaggi al cinema muto, evidenti nella ripetizione della gag (il tuffo nella Senna), la musica (dove è ricorrente Šostakovič) che trasforma Parigi a piedi nudi quasi in uno spettacolo itinerante per Parigi. Quasi un percorso inverso rispetto a L’Iceberg. Lì Fiona, che era il manager di un fast-food in una grigia periferia, aveva il desiderio di luoghi con temperature polari dopo essere rimasta chiusa per una notte nella cella frigorifera del posto dove lavorava. La danza dei movimenti arriva direttamente da Rumba (2008). E poi, ogni film è un nuovo innamoramento. In La fée (2011) Dom, portiere di un albergo a Le Havre, ha un colpo di fulmine dopo che ha visto Fiona. Misteriosa, a piedi nudi, senza valigia. Un percorso apparentemente semplice quello del loro cinema, dove i quattro lungometraggi sono legatissimi tra loro. Ma invece c’è una complessità che i due cineasti e protagonisti riescono a nascondere. Catturando tutta la naturalezza del gesto. In un cinema capace di parlare di morte, solitudine, libertà di scelta. Non ci sono omaggi compiaciuti al muto. Forse spontanei riferimenti. Ma questo è proprio il linguaggio del loro cinema.

 

Titolo originale: Paris pieds nus

Regia: Dominique Abel, Fiona Gordon

Interpreti: Dominique Abel, Fiona Gordon, Emmanuelle Riva, Pierre Richard

Distribuzione: Academy Two

Durata: 84′

Origine: Francia 2017

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