Parigi, tutto in una notte, di Catherine Corsini

In concorso al Festival di Cannes 2021 e candidato a 6 César, il film di Catherine Corsini è una fenomenologia della “rottura”. Un trauma individuale e sociale ambientato in una giornata in ospedale.

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Qualcosa si è rotto. La fracture, titolo originale del film di Catherine Corsini, presentato in concorso al Festival di Cannes 2021, è una fenomenologia della “rottura”. Un trauma che assume diverse connotazioni. Quella nel rapporto tra Raf (Valeria Bruni Tedeschi) e Julie (Marina Foïs), coppia ormai arrivata ad un punto di saturazione. La situazione fra le due è diventata ingestibile, forse per mancanza di affetto da parte di Julie, forse per il carattere eccessivamente nevrotico e lunatico di Raf. Dopo l’ultima lite domestica, Raf insegue affannosamente Julie e cade rovinosamente sull’asfalto parigino, procurandosi una brutta frattura al gomito. Ma c’è una terza frattura che si muove apparentemente sullo sfondo della vicenda. È lo strappo tra Stato e popolo, ma anche tra due classi sociali (borghesia e proletariato) schierate su due fronti diametralmente opposti. Siamo a novembre del 2018 e l’aumento dei prezzi del carburante, sommato all’elevato costo della vita in Francia, ha portato tanta, troppa gente a scendere in piazza contro il governo Macron, proprio la mattina in cui Raf si frattura il braccio. Anche lei un tempo manifestava. La rivoluzione, la lotta di classe, la parità sociale erano ben più che sciocchi slogan nella sua testa. Oggi però non ci crede più, si è staccata decisamente dal fervore politico della sua giovinezza. Sembra piuttosto chiusa a riccio nel proprio (apparente) benessere, attaccata al capotto di marca e poco interessata alle ragioni della collettività. E questo disinteresse la porta a pensare che i gilet jaunes siano formati solo ed esclusivamente da violenti e fascisti.

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Parigi, tutto in una notte evidenzia attraverso la metafora della frattura al gomito di Valeria Bruni Tedeschi lo strappo sociale che si sta consumando in Francia. La frattura del paese ha portato braccio (Stato) e avambraccio (proletariato) a separarsi completamente, non essendo più in grado di comunicare. E il risultato è difficile da accettare. La guerriglia sostituisce lo scambio, bombe e fumogeni sovrastano le voci del dialogo. Nel contesto di una crisi sociale di questo livello, la regista de L’amante inglese prende chiaramente le parti dei manifestanti, brutalmente soffocati dalle rappresaglie della polizia.

Ma come rimettere insieme i cocci? Questa è la grande sfida di Corsini che sviluppa la sua storia in un ospedale parigino. Qui Raf è costretta a rimanere per tutta la giornata degli scontri. La donna, tra scenate isteriche di gelosia e diverbi con la propria compagna, entra a contatto con diversi manifestanti feriti. In particolare, con un camionista di nome Yann. I due si trovano bloccati nello stesso spazio angusto, condividendo di contro le bibliche attese ospedaliere. Lo scontro tra i due forti caratteri è inevitabile, ma ciò che li circonda, la situazione surreale di un ospedale allo sbando, li fa avvicinare umanamente.

La guerriglia urbana si sposta dagli schermi delle televisioni alle sale operatorie dell’ospedale ed è qui che la famosa frattura sociale può essere tastata con mano. La macchina da presa non si ferma un minuto tra le barelle e le sale d’attesa dell’ospedale dove va in scena un faticoso ma necessario tentativo di ricucitura di quello strappo sociale così doloroso per il paese dell’égalité, fraternité liberté. Più volte vengono sottolineate le conquiste di uno stato democratico che sembrano essere state dimenticate, sospese per qualche giorno.

C’è tanta umanità nel film di Corsini che dirige con grande meticolosità, forse piegando troppo la narrazione a supporto della propria tesi, un cast in splendida forma (a partire dalla coppia in grande sintonia Bruni Tedeschi-Foïs). Scene di grande drammaticità si accostano a sequenze decisamente comiche, in un tono che si alterna tra il farsesco e il profondo. Per tutta la durata della pellicola, il disagio individuale e sociale è più che mostrato, è quasi percettibile. Ma questo disagio, questa frattura, nello spazio di un pronto soccorso, viene condiviso senza veli o camuffamenti, mostrandosi per quello che è: un malessere trasversale, che colpisce tutti. Una frattura che può e deve essere sistemata. I cocci rotti, come nel kintsugi, possono essere riassemblati. E forse, l’oro che in grado di saldare i singoli frammenti siamo proprio noi.

 

Titolo originale: La fracture
Regia: Catherinde Corsini
Interpreti: Valeria Bruni Tedeschi, Marina Foïs, Pio Marmaï, Aissatou Diallo Sagna, Caroline Estremo, Jean-Louis Coulloc’h, Camille Sansterre, Marine Laurens, Ferdinand Perez, Clément Cholet
Distribuzione: Academy Two
Durata: 98′
Origine: Francia, 2021

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.5
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Il voto dei lettori
3 (4 voti)
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