Parlate a bassa voce, di Esmeralda Calabria
Il documentario riconnette tracce di un passato recente che ha visto l’Albania cambiare profondamente e l’arte, nelle sue varie espressioni, restare uno dei pochi porti sicuri dove trovare rifugio.

Ci sono immagini che parlano più di tante parole, come la demolizione del Teatro Nazionale di Tirana il 17 maggio del 2020. Un simbolo non solo della memoria culturale del paese – fu inaugurato nel 1938 – ma dell’indipendenza che l’arte ha sempre cercato di rivendicare rispetto alla propaganda. Guardando questo documentario, scritto diretto e montato da Esmeralda Calabria, tornano alla mente i personaggi del cinema di Szabó, artisti piegati alla contingenza storica che tentano la fuga mossi da un’innata libertà d’espressione. Qui viene data voce a musicisti, attori, registi e persone che hanno vissuto sotto la dittatura comunista, che magari hanno provato a scappare dall’Albania, e che hanno attraversato il passaggio a un pluralismo politico con la fondazione all’inizio degli anni ’90 del partito democratico.
È un viaggio nella memoria attraverso il filo conduttore di una sonorità tesa costantemente tra passato e presente. Redi Hasa, violoncellista di fama internazionale, ritorna nella sua terra d’origine portando con sé il proprio strumento. A vent’anni sceglie di andarsene, raggiunge il fratello in Puglia e studia al Conservatorio. Lo vediamo girare per le vie di Tirana; si ferma da un robivecchi dove acquista dei fili metallici per il suo violoncello. La musica che fa è la diretta portavoce di quest’identità ibrida che caratterizza quelli della sua generazione, giovani che allora volevano aggredire il futuro, trovare una strada nuova, e che hanno messo nel loro bagaglio tradizioni, storia, cultura. È un rapporto inevitabilmente irrisolto e fatto di contraddizioni, soprattutto se alla base ci sono modelli politici che propongono una società ideale.
Sullo schermo, che è un collettore di frammenti, si accostano immagini di diverso formato ed epoca: filmati d’archivio di Enver Hoxha, estratti da film di Edmond Budina e con Bujar Lako, il più famoso attore del periodo del regime comunista. Non si cerca una linearità, un bianco e nero; sono tracce di un tempo fermate su un foglio che rivivono ai nostri occhi come qualcosa di nuovo, in quanto non si legano ad alcun immaginario condiviso. È un grido di dolore per ciò che l’Albania sarebbe potuta essere, ma anche uno sguardo nostalgico e insieme d’accettazione per un destino toccato a molti; un suono di rinascita in mezzo alle macerie di un edificio abbandonato.
Regia: Esmeralda Calabria
Distribuzione: Satine Film
Durata: 84’
Origine: Italia, 2022