Passa il Milleproroghe in Senato

L'Agis commenta l'approvazione del decreto che dimentica il Fus e inserisce la tassa sul biglietto

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"L’approvazione da parte del Senato del decreto Milleproroghe indigna tutto il mondo dello spettacolo. Il trattamento ricevuto da tante attività meritorie e prestigiose anche a livello internazionale non ha precedenti nella storia repubblicana. È confermata così la scelta del governo di abdicare ad ogni seria politica culturale e di privilegiare artifizi contabili di corto respiro, clientelari e forieri di danni irreparabili per tante imprese, per la qualità della vita e per l’immagine stessa del paese".

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Così Paolo Protti, presidente dell’Agis, commenta il voto di fiducia con il quale il Senato ha approvato il decreto Milleproroghe.

"Ciò che è stato approvato – continua Protti è l’opposto di quanto già il 27 ottobre scorso avevano affermato il ministro Bondi e i sottosegretari Letta e Giro indicando il Fondo unico per lo spettacolo (Fus) a 410 milioni come cifra minima per sostenere le attività di questo settore.

Poiché siamo e ci sentiamo prima di tutto cittadini italiani, nell’interesse comune non ci resta che auspicare vivamente che la Camera sappia porre rimedio a questo scempio, reintegrando il Fus a un livello minimo accettabile per tutti, sotto il quale tanti semplicemente chiuderanno, e abolendo la tassa sul biglietto del cinema, che punirà il pubblico e servirà solo a tamponare qualche debito pregresso senza alcuna possibilità di incentivare davvero l’industria.

È proprio questa logica miope ed emergenziale che ha indotto il governo a inserire nel Milleproroghe  provvedimenti tampone  nei confronti del cinema e delle fondazioni liriche di nessuna reale efficacia per i destinatari né tantomeno per il complesso delle attività di spettacolo. Spiace, ma ormai non sorprende più, che il ministro Bondi li abbia definiti 'due buoni risultati nell’interesse della cultura'. È vero esattamente il contrario.

Ma prendiamo ancora una volta atto – conclude Protti che lo stesso ministro si impegna a continuare a battersi per il reintegro del Fus che evidentemente anche lui ritiene inaccettabile. Chiediamo pertanto fin d’ora a Bondi di porre sul piatto il suo ruolo istituzionale, nel caso dovesse ancora una volta fallire nello scopo di dotare l’Italia di una politica culturale decente." (i.f.)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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