"Pater familias", di Francesco Patierno

Quello di Patierno è uno sguardo che vorrebbe indugiare sul perché di tanta miseria sociale, ma invece ciò che sembra produrre è solamente il ritmo altalenante di un occhio talmente arso di passione da non scorgere, al di là della compulsione fisica e sfocata che si mostra ai nostri occhi, la storia che intende narrare

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Le vicende realmente accadute di questo Pater familias vedono Matteo tornare al suo paese dopo dieci anni di carcere e, percorrendo i quartieri di Giuliano (cittadina alle porte di Napoli) e rincontrando i suoi conoscenti, rammentare gli anni dissipati, ricostruire i momenti rei di avergli strappato via gli amici più cari.

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Il realismo cinematografico non dovrebbe adagiarsi pigramente senza il minimo sollazzo est-etico- formale-narrativo sullo scheletrico e abulico alibi della "storia veramente accaduta". Ma purtroppo Pater familias è questo e niente più. Il Film (opera prima) di Patierno in realtà si preoccupa, solamente di riprodurre un atto quotidiano, di ricostruire minuziosamente (senza controfigure ed effetti digitali) la violenza familiare, di non nascondere nulla e di mostrarci quanto il suo obiettivo sia il più vicino possibile alla realtà.


Ci ritroviamo così a subire questa sequela di pugni-stupri-vomito-sputi-calci e di guerriglie all'ultimo coltello come se la narrazione volesse farsi da parte e lasciare spazio al gesto scarno della pulsione, come se la storia non contasse più nulla di fronte alla ri-costruzione della violenza.


Quello di Patierno è uno sguardo che vorrebbe indugiare sul perché di tanta miseria sociale, sulle motivazioni che portano allo sfacelo famigliare, ma invece ciò che sembra produrre è solamente il ritmo altalenante di un occhio talmente arso di passione da non scorgere, al di là della compulsione fisica e sfocata che si mostra ai nostri occhi, la storia che intende narrare. Rimane in bocca l'amaro di un film che poteva regalarci qualcosa di sincero e che invece, forse proprio per una spontaneità così esasperata, non riesce a condurre il suo film sui binari di una critica sociale consistente.


Regia: Francesco Patierno
Sceneggiatura: Francesco Patierno, Massimo Cacciapuoti
Fotografia: Mauro Marchetti
Montaggio: Luca M. Gazzolo
Musica: Angelo Talocci
Scenografia: Gianfranco Danese
Costumi: Agostino Varchi
Interpreti: Luigi Iacuzzo (Matteo), Federica Bonavolontà (Rosa), Francesco Pirozzi (Michele), Francesco Di Leva (Gerardo), Domenico Balsamo (Alessandro), Michelangelo Dalisi (Gegè), Ferdinando Triola (Giovanni), Vincenzo Pirozzi (Cosimo), Carlo Triola (Antimo), Antonella Migliore (Anna), Paolo Oliva (Roberto), Renata Brando (figlia di Rosa), Marina Suma (madre di Rosa)


Produzione: Kubla Khan s.r.l.
Distribuzione: ISTITUTO LUCE
Durata: 87'
Origine: Italia, 2002


 

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