Paul Schrader e l’IA nel cinema

Argomento di dibattito su tutte le sponde, l’intelligenza artificiale non piace al pubblico, ci ha pensato lo scrittore di Taxi Driver a rincarare la dose con una provocazione riguardante ChatGPT

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Con un post su Facebook del 17 gennaio, Paul Schrader ha voluto condividere un pensiero forte e divisivo, forse anche provocatorio. Ha chiesto a ChatGPT di dargli un’idea per un film di Paul Schrader, di Tarantino, Bergman, Lynch e tanti altri. Il risultato è stato, a detta di Schrader stesso, più che soddisfacente. “Ogni idea che ChatGPT tirava fuori, in pochi secondi, era buona e originale e fresca”. Ma ciò che ha scaturito la furia di alcuni sull’uso dell’IA, o almeno la confusione, è stata l’ultima frase del post “Perché gli scrittori devono starsene seduti mesi a cercare una buona idea quando ChatGPT te la dà in pochi secondi?”.

Spesso alle IA legate alla scrittura si contrappone il discorso sulla creatività umana, mossa da emozioni e sensazioni, che un’intelligenza artificiale non può replicare. Tanto del lavoro del creativo è trovare l’idea giusta e svilupparla poi nel migliore dei modi secondo la propria sensibilità. Eppure è ovvio che Schrader voglia aprire una riflessione. Il regista di American Gigolò intende velocizzare il processo, usare le IA come aiuto o almeno come spunto, per arrivare a creare storie migliori e con meno fatica. È davvero sbagliato?

L’IA dal pubblico però ancora non viene accettata, da alcuni bistrattata. Brady Corbet in The Brutalist ha usato un programma vocale per correggere la pronuncia dell’ungherese di Adrien Brody. Anche Jacques Audiard in Emilia Pérez ha corretto la voce di Karla Sofía Gascón nelle parti cantate. Questo accade in modo preponderante in Here, il nuovo e sperimentale film di Robert Zemeckis con Tom Hanks dove gli attori vengono ringiovaniti. Il pubblico storce il naso di fronte all’IA, il suo impiego è visto come una perdita di veridicità dell’opera. In realtà, è lo stesso discorso che si faceva della CGI tra gli anni ’90 e il 2000. Dipende come la si usa, sta ai creativi capire come sfruttarla al meglio.

Non è dello stesso pensiero Lisa Kudrow, Phoebe della sitcom Friends. Si è scagliata contro Here definendolo solo come un endorsment per l’IA. “Mio Dio. Non si tratta soltanto di dire che rovinerà tutto ma cosa rimarrà? Dimentichiamo gli attori affermati, che ne sarà degli attori emergenti? Si limiteranno a concedere licenze e riciclare”. Preouccupazioni giustificate? È comunque giusto pensare ad una regolamentazione, che era uno dei punti cardine degli scioperi che hanno colpito Hollywood mesi fa.


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