“Pazze di me”, di Fausto Brizzi

pazze di me
Brizzi affronta una vicenda dai riferimenti dichiaratamente autobiografici, che così assume un'urgenza personale sicuramente maggiore in confronto all'esperimento del precedente Com'è bello far l'amore 3D. Si palesa così una nuova volta il bello stile del regista, che anche stavolta mette a segno un paio di sequenze decisamente gonfie di emozioni

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Quando Fausto Brizzi racconta di aver tentato con Pazze di me un'operazione ispirata a commedie USA al femminile come Le amiche della sposa, ci conferma almeno due cose. La prima è quella di essere uno dei pochissimi autori italiani che probabilmente passa parecchie serate andando ancora al cinema, a vedere i film che escono; la seconda è una concezione di film (spartita in maniera evidente con il compare di sempre Marco Martani) che ha sempre chiaro un modello di riferimento che sia prima di tutto, e innanzitutto, produttivo. Lo sforzo dei due sceneggiatori diventa allora poi puntualmente quello di innervare di un'anima calda e genuinamente sentimentale i loro prodotti onestamente strategici: questa volta, con l'aiuto della scrittrice Federica Bosco, autrice del libro omonimo e un po' nel ruolo di controparte femminile dello script che aveva già avuto Pulsatilla nel dittico Femmine contro Maschi e viceversa, Brizzi affronta una vicenda dai riferimenti dichiaratamente autobiografici, che così assume un'urgenza personale sicuramente maggiore in confronto all'esperimento del precedente Com'è bello far l'amore 3D.

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Già nell'incipit, con l'introduzione fuoricampo del protagonista Francesco Mandelli mentre un dolly plana sul letto della sua camera prima di esplorarne le mura e gli angoli per raccontarci mostrandola sugli oggetti la storia del ragazzo, si palesa una nuova volta il bello stile del regista, che anche stavolta mette a segno un paio di sequenze decisamente gonfie di emozioni, come il commovente incontro casuale con il padre Flavio Insinna, forse il momento più sincero del film.
Resta innegabilmente vero che con la dipartita di Massimiliano Bruno in fase di scrittura, questi film abbiano perso un po' di quella cattiveria anche grossolana di cui qui resta traccia soprattutto nella verve della Bogdana di Paola Minaccioni, ma quando Brizzi torna ad affidarsi alle sequenze-videoclip che legano insieme diversi momenti grazie alla fasciatura delle canzoni, che sono un po' la sua firma, la magia gli riesce ancora bene, tanto che alcuni istanti di maggiore parossismo comico con le traiettorie impazzite delle sette donne sul cartellone potrebbero, esagerando, anche ricordarci un certo tardo Blake Edwards come Skin Deep o 10 (con i continui squilli di cellulare a interrompere l'intimità della coppia come il Bolero nella celebre scena del cult con Bo Derek).
In più, alcuni tocchi di accennato surrealismo come la sposa traumatizzata di Chiara Francini o le sortite della nonna astrofisica Lucia Poli disturbano gioiosamente la sensazione di geometrica coralità che in alcuni istanti potrebbe quasi accomunare Pazze di me alla prima parte di Una famiglia perfetta: e la sequenza del party nella villona di Gioele Dix e Edi Angelillo catastroficamente mandato all'aria dalle follie delle sorelle sembra davvero un omaggio alla grandiosa sequenza di sfogo di Kristen Wiig nel magnifico film di Paul Feig/Judd Apatow.

Regia: Fausto Brizzi
Interpreti: Francesco Mandelli, Valeria Bilello, Loretta Goggi, Flavio Insinna, Alessandro Tiberi, Maurizio Micheli, Claudia Zanella, Paola Minaccioni
Origine: Italia, 2012
Distribuzione: 01 Distribution
Durata: 94'

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    Un commento

    • ci sta anche una citazione di Troisi, quando Mandelli invita a cena la ragazza e lei accetta, e lui le risponde "e perchè no?" (colti! non stava neanche nei film…)