Pebbles, di P.S. Vinothraj

Nelle Nuove Impronte dello ShorTS International Film Festival di Trieste, l’opera prima del regista indiano è una cruda rappresentazione della povertà del subcontinente e di una delle sue famiglie

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Pebbles (in lingua originale Koozhangal) è un film spoglio, brullo come il territorio in cui si situa. Aridi sono anche i personaggi, soprattutto il protagonista, un padre e un marito carico d’odio, dedito ai vizi come il fumo. Il film è denso di elementi pur essendo estremamente lineare nella sua trama, dove intreccia una specie di road movie a due con la storia di un Paese come l’India pieno di contraddizioni e visto qui nella sua luce più drammatica. P.S. Vinothraj alla sua opera prima, oltre all’aspetto socio-culturale, si dedica ad uno dei rapporti più ancestrali e viscerali di sempre, quello fra padre e figlio. In una relazione che a molti è sembrata ricordare il Neorealismo e soprattutto Ladri di biciclette, la coppia di protagonisti è al centro di una storia che si inquadra perfettamente all’interno del suo contesto geografico. Il film si è aggiudicato il Tiger Award alla 50esima edizione dell’International Film Festival di Rotterdam nella sua edizione online del 2020.

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La grande assente in Pebbles è la figura femminile della madre/moglie, così spesso citata ed evocata da essere onnipresente, nonostante non compaia mai. Ed è attorno a questa figura che ruotano idealmente i due protagonisti maschili, i quali seppur in due modi differenti, risentono della mancanza di lei. L’odio del padre, Ganapathy, nei confronti di una donna che non si è comportata secondo i canoni femminili, è chiaramente un archetipo della società patriarcale che il regista vuole esplicitamente denunciare, rappresentando più volte situazioni di profondo disagio economico con protagoniste proprio le donne. Sia nella scena finale, in cui una schiera di donne attende di poter attingere alla (poca) acqua fangosa di una sorgente del terreno, sia nelle varie sequenze in cui viene messa in atto una sorta di caccia, in cui vengono presi e cucinati dei roditori, sono dei personaggi femminili ad avere il compito di “parlare”, in completo silenzio, della loro condizione e della condizione del loro Paese. Queste scene di vita quotidiana intervallano il racconto principale e ne vanno a completare il quadro politico che il cineasta vuole mettere in risalto. La situazione dei protagonisti sembrerebbe essere economicamente più avanzata, seppur con enormi carenze.

Siamo nel Tamil Nadu, punta meridionale nell’India, eppure l’elemento familiare, come è ovvio che sia, è figlio di una dialettica universale. Raramente si riesce ad empatizzare con il protagonista nel film di P.S. Vinothraj, che tiene sempre una sorta di distanza fra la sua creazione e lo spettatore, rendendolo talmente sgradevole da dare vita ad uno straniamento estremamente interessante. Potente è invece la connotazione del protagonista bambino, Vanu ben caratterizzato e ben interpretato, punto nevralgico della drammatica narrazione. Pebbles colpisce in maniera potente, nonostante viaggi su un ritmo lento e non si affidi a facili sentimentalismi.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.7

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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