"Penso che uomini e donne siano tutti persi". Incontro con Emmanuel Mouret

"Cambio di indirizzo" è l'ultimo film di Emmanuel Mouret che, visto quest'anno a Cannes nella Quinzaine des Rèalisateurs, apre l'XI edizione del Roma Filmfestival. Il regista, in occasione della presentazione ufficiale della pellicola in Italia, ci ha parlato della sua idea di cinema e dei personaggi goffi che la animano

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Da dove nasce l'idea di questo film?

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E.M.: È sempre molto difficile rispondere a delle domande troppo generiche come questa ma cercherò di spiegarmi in breve. La situazione di partenza, cioè la ricerca di una casa, è un'esperienza che personalmente mi manca ma che ha sempre stimolato la mia fantasia. Il cinema maldestro e goffo mi ha invece da sempre interessato, per questo il mio personaggio in questo film è così impacciato. La goffaggine mi fa sognare perché secondo me traduce perfettamente l'immagine di un uomo che deve adattarsi a ciò che gli sta intorno. È una cosa intima. Un personaggio così permette di creare situazioni comiche ma anche di interrogarsi sulla parte più nascosta e intima dell'uomo. In più nel mio film c'è una lezione eroica, che viene dal cinema di Buster Keaton, Woody Allen e Jacques Tati: quando i personaggi goffi cadono, si rialzano e continuano ad andare avanti, senza ottimismo o pessimismo, senza incolpare la vita delle loro disgrazie.


 


All'inizio del film c'è una dedica di una nonna al proprio nipote. A chi si riferisce?


 


E.M.: La produttrice del film ha due nipoti. Il film è stato dedicato da lei ad uno di loro, che suona il corno.


 


Le donne in questo film non sono goffe, al contrario degli uomini. È lo specchio del rapporto che al giorno d'oggi hanno uomini e donne o si tratta di una sua personale visione?


 


E.M.: Il film non vuole portare avanti una tesi; si tratta piuttosto di una mia visione personale. Nel film i due uomini e le due donne non si somigliano affatto. Sono le differenze che la natura crea ad interessarmi, quelle che sono responsabili di caratteri diversi nelle persone. Per quel che mi riguarda, io penso che uomini e donne siano tutti persi. E non si tratta di una visione pessimista. Credo infatti che nessuno conosca la propria strada. Anche un professore di storia che sa tutto, è perso di fronte all'amore, perso di fronte ai sentimenti.


 


Oltre alla goffaggine nel suo film c'è qualcos'altro. Diversamente da quello che accade in tutto il resto del cinema, il personaggio non lotta mai, neanche contro il rivale. Si tratta di una caratteristica generazionale?


 


E.M.: Non è un tratto generazionale ma una caratteristica di questo personaggio, che lotta per sedurre, per conquistare ma non di fronte alle difficoltà. Sono stato ispirato in questo, dal fatalismo di alcuni personaggi dei film di Buster Keaton o Tati, che scorrono come fiumi, continuando il loro percorso nonostante gli ostacoli. Anche nei film di Ioseliani si ritrova questo fatalismo, nei personaggi che vanno avanti seppur nelle avversità. Questa è una cosa che mi colpisce molto, considerando che oggi si lotta sempre, senza però essere felici. Non è perciò un fatalismo triste; al contrario, porta ad amare la vita. Se il cinema ci mostra lo struggle for life, io sostengo il fatalismo.

 


Come è stato accolto questo film dal pubblico e dalla stampa francese?


E.M.: Il mio precedente film aveva ricevuto critiche molto positive e questo mi aveva messo in agitazione per Cambio di indirizzo, che però è stato accolto perfino meglio.


In quali paesi europei è uscito? Secondo lei potrebbe avere chance negli Stati Uniti?


E.M.: Il film è già uscito in Svizzera, Belgio, Austria, Quebec e Australia. Il mercato americano invece non ci interessa, anche se c'è la possibilità che gli Stati Uniti vogliano comprare i diritti del film, per poterne girare un remake.


I suoi film precedenti sono stati ambientati a Marsiglia. Questa è la prima volta di Parigi. C'è qualcosa di autobiografico in questo?


E.M.: Sono i problemi legati a sentimenti e desideri ad essere autobiografici, non le situazioni. Essendo poi io stesso l'interprete dei miei film, è ovvio che mi ispiri alle mie reazioni, anche perché penso che un regista debba dare agli spettatori la propria intimità.


C'è un personaggio ricorrente nei suoi film?


E.M.: In realtà no, anche se tutti lo percepiscono. L'unico elemento comune è dato dal fatto che i personaggi sono tutti innamorati e maldestri.


A Cannes il suo modo di fare film è stato associato a quello di Woody Allen. Che ne pensa?


E.M.: Nomi come Rohmer, Allen e Truffaut sono stati spesso associati al mio ma penso che si tratti di un'esagerazione. È più giusto dire che loro mi hanno fatto venir voglia di fare film, mi hanno ispirato.


Il suo produttore ha detto al quotidiano "Le Monde" che aumenterebbe il budget dei film da lei diretti. Il problema è che le televisioni che acquisterebbero il film dicono che non usa attori abbastanza famosi.


E.M.: In realtà nel film ci sono alcuni attori famosi ma comunque abbiamo preferito non avere grandissimi nomi nel cast, per dare alla pellicola una propria personalità. Dal punto di vista finanziario devo ammettere che è stato molto difficile ma abbiamo preferito questa soluzione per non sottostare alle regole della TV.


Ci può dire qualcosa sul suo prossimo film? Quando inizieranno le riprese?


E.M.: Il film si intitola Un bacio per favore ed è incentrato sulle conseguenze dei baci che vengono scambiati, pensando che non abbiano conseguenze. Le riprese dovevano cominciare a novembre ma poi, a causa di vari problemi, tra cui la sovrapposizione con la data di uscita di questo film, abbiamo rinviato il tutto all'8 gennaio. Nel cast ci sarà anche Stefano Accorsi.


 

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