Per Lucio, di Pietro Marcello

Non è un documentario su Lucio Dalla ma un componimento visivo e sonoro, un atto d’amore da parte di Marcello così personale da risultare come gesto esclusivo. A Berlinale Special

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Non è un documentario su Lucio Dalla. È prima di tutto una dedica. Il titolo, Per Lucio, lo dimostra. Quindi è un viaggio visivo e sonoro nel suo mondo. Un collage di parole che si mescolano con i numerosi archivi provenienti, tra gli altri, dalla Accas Film, dal Movimento Operaio e Democratico, dal Cinema della Resistenza, dall’Istituto Cinecittà Luce, dalle fondazioni del Centro Sperimentale di Cinematografia, Ansaldo e Cineteca di Bologna. Un materiale imponente dove la figura del cantautore bolognese riemerge come in un frame surrealista. Lì sul treno, pronto a partire e tornare. Uno spettro che si affaccia nelle parole del suo storico manager e amico Umberto Righi (detto Tobia) e di Stefano Bonaga.

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Un atto d’amore quello di Pietro Marcello, ma un gesto esclusivo. Si comincia con una finta pellicola sui titoli di testa e poi pare la sigla di Lunedì cinema. La voce di Dalla diventa la testimonianza per sempre prima del suo corpo nei materiali di repertorio. Si attraversano così tracce della sua storia. Il padre morto quando aveva 6 anni, il legame strettissimo con la madre sarta che gli faceva i vestiti quando si esibiva, il suo arrivo a Roma quando in tasca non aveve neanche un soldo. “Chi è Lucio Dalla?” gli chiedono in un’intervista. E lui risponde “Io”. Poi Per Lucio disegna la sua compilation visiva: 4/3/1943, È lì, La canzone di Orlando, Mille miglia, Il fiume e la città, L’operaio Gerolamo, Intervista con l’avvocato, Quale allegria, Itaca, Mambo, Il parco della luna, Balla balla ballerino, Futura, La borsa valori, I muri del ventuno, Come è profondo il mare. Parte della sua carriera musicale resta in ombra così come alcune sue canzoni come L’anno che verrà, Caruso o Piazza Grande.

Ma è un viaggio soggettivo. Di Dalla c’è solo un’angolazione voluta. Poetica, magica, ipnotica, Nelle parole di Tobia e di Bonaga in un pranzo che non finisce mai, si assiste a un ricordo-celebrazione dove i primi a non essere invitati siamo noi.

Si, è per Lucio. Dalla è l’occasione per raccontare anche un pezzo di storia d’Italia: la guerra, i bombardamenti, le fabbriche, la Fiat con l’avvocato Agnelli, le Mille Miglia poresentate da Mario Poltronieri dove Ingrid Bergman aspetta l’arrivo a fine corsa di Roberto Rossellini. E poi, in un film di 77 minuti che sembra invece molto più lungo, ci sono anche libere deviazioni, come quella verso il poeta e scrittore Roberto Roversi, diventato amico di Dalla, in cui emerge la nostalgia della Bologna contadina della sua infanzia che è diventata poi città post-industriale. In più c’è poi il marchio d’autore con le immagini di La bocca del lupo. Dalla in dissolvenza con Enzo, Bologna con Genova, il cinema di finzione con il documentario. Dalla filmato come se fosse ancora vivo. Una magnifica ossessione.

Per Lucio è un progetto certamente personalissimo. Ma c’è anche molto rumore per nulla. Rivela solo frammenti del lato umano e politico, trasforma Bologna come un’ombra così come il rapporto tra il cantautore e la sua città. La sua immagine, paradossalmente, appare più imponente e viva quando viene citato da Gianni Morandi in La piazza della mia città – Lo Stato Sociale. Ma la colpa è forse nostra che confondiamo un trattoria a Km0 con un ristorante stellato.

Pietro Marcello con Per Lucio apre nuove strade. Dopo il ‘cinema di poesia’ c’è anche il ‘documentario di poesia’. Doveva essere magnetico ma risulta solo inaccessibile. Le parole sono solo quelle di Tobia e Bonaga. La musica è la sua. Partenza, ritorno. Stop.

 

Regia: Pietro Marcello
Distribuzione: Nexo Digital
Durata: 79′
Origine: Italia, 2021

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
3.36 (14 voti)
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