Per te, di Alessandro Aronadio
Avvertendo dal principio di essere “tratto da una storia vera”, il film riesce mai a sembrare verosimile, impedendo allo spettatore di accedervi davvero. #RoFF 20. Grand Public – Alice nelle città
“Tratto da una storia vera”: con questo monito si apre Per te di Alessandro Aronadio. La prassi suggerisce come quest’intestazione sia ormai fondamentale per garantirsi una certa empatia con il pubblico. Viene usata come giustificazione qualora le cose non tornino da parte di chi i film li fa, come strumento di connessione invece da chi li guarda. Tutto questo ci parla di quanto sempre di più il cinema fatichi a costruire un proprio immaginario, a cui sia possibile credere anche quando sulla carta inverosimile.
Per te vede Edoardo Leo nei panni di Paolo, uomo di poco più di quarant’anni a cui viene diagnosticata una forma precoce di Alzheimer. Marito di Michela (Teresa Saponangelo) e padre di Mattia (Javier Francesco Leoni), non sa come raccontare la verità a quest’ultimo, con cui decide di passare sempre più tempo per costruire un grande “archivio” di ricordi prima della definitiva perdita della memoria. I giorni trascorsi insieme, portano Paolo a voler affrontare di petto la realtà, man mano più consapevole di non essere da solo contro la sua malattia.
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Il film è tratto dalla storia di Mattia Piccoli bambino nominato Alfiere della Repubblica nel 2021 proprio per “l’amore e la cura con cui segue quotidianamente la malattia del padre” e dal romanzo Un tempo piccolo. Continuare a essere famiglia con l’Alzheimer precoce di Serenella Antoniazzi.
Si comprendono le ragioni dietro alla scelta di trasporre per il grande schermo una simile vicenda, a partire dalla volontà di rendere omaggio al suo stesso protagonista. Dal primo minuto è chiaro cosa succederà, ma a cui ci si consegna per lasciarsi commuovere ed emozionare. Ecco, sta qui però il grosso difetto di questo film: perché ciò avvenga, viene dal primo minuto esplicitato come sia “tratto da una storia vera”, in quello che risulta un piccolo stratagemma per predisporre lo spettatore alle emozioni che deve provare. E così il cinema stesso sembra deresponsabilizzarsi: non è fondamentale costruire una narrazione tale da fare in modo che lo spettatore la percepisca come vera, ma al contrario è questi che deve crederci al netto di tutto perché sa già che è vera. Allora il mezzo cinematografico si spoglia di qualsiasi responsabilità, a partire da quella nei confronti della vicenda adattata.
Nulla in Per te spinge lo spettatore a credere a quello che vede: non lo fa la sceneggiatura, tanto didascalica da apparire finta; non lo fanno gli attori, che nonostante le loro qualità, vestono panni di personaggi senza grande spessore; non ci riescono nemmeno le scenografie, da sembrare teatri di posa anche quando magari non lo sono (si pensi alla casa di Paolo e Michela o alla stanza da bambino dello stesso Paolo), né i costumi, consegnati agli attori direttamente dalla tintoria. E ciò ovviamente non fa che allontanare lo spettatore: c’è sempre una distanza e per questo è difficile emozionarsi o anche solo entrare in sintonia con i personaggi. La forza del cinema sta proprio nell’opposto, ovvero nella possibilità di rendere vere l’incursione di Dorothy nel paese di Oz o l’amicizia tra Elliot ed E.T. attraverso l’impiego di propri mezzi tecnici. Ecco, quando tutto funziona in armonia è possibile credere ad una storia, anche quando è la più inverosimile. E non basta quindi, quando l’apparato tecnico non funge da supporto, avvisare che un film è “tratto da una storia vera” per convincere lo spettatore a credere a tutto ciò che vede.
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Regia: Alessandro Aronadio
Interpreti: Edoardo Leo, Javier Francesco Leoni, Teresa Saponangelo, Giorgio Montanini, Eleonora Giovanardi, Guia Jelo, Daniele Parisi
Distribuzione: Piper Film
Durata: 115′
Origine: Italia, 2025





















