Perpetrator, di Jennifer Reeder

Il nuovo film della regista è un body horror queer-femminista intriso di sangue, che attraversa diversi generi in maniera confusa e illogica ma a tratti seducente. Panorama

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Thriller, body horror, teen movie, coming of age. Perpetrator, il nuovo lungometraggio di Jennifer Reeder, attraversa diversi generi in maniera confusa e illogica ma a tratti seducente. La regista ci ha sempre abituato a un cinema splatter e sopra le righe ma con quest’ultimo ha raggiunto un nuovo livello di violenza, sangue e perversione.

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Il film racconta la storia di Jonny, una ragazza tosta e impavida che scassina con facilità le serrature di ricche ville e aiuta il padre a pagare l’affitto. Tutto sommato sembra prendersi cura di se stessa abbastanza bene, ma si percepisce che c’è qualcosa che non va. Il rapporto col padre è  freddo ma stranamente simbiotico, così decide di andare a vivere da una zia lontana. Nella sua nuova scuola, Jonny viene a sapere che alcune ragazze sono scomparse nel nulla e inizia a indagare con la sua amica Elektra. Da qui si sviluppa una vicenda intrisa di sangue che supera le logiche del mondo razionale per attraversare il metafisico e l’occulto.

Perpetrator possiede tutti gli elementi del cinema queer-femminista militante che caratterizza la filmografia di Jennifer Reeder. In questo caso la regista si confronta con tematiche come l’identità di genere, l’aborto e il culto ossessivo dell’aspetto, mirando al female empowerment come obiettivo principale. Sarebbe tutto molto apprezzabile, se non fosse che tutta la storia si sviluppa in maniera così confusa e surreale da risultare assolutamente respingente. Ma è l’aspetto estetico quello a cui la regista ha chiaramente prestato maggiore attenzione, sia per quanto riguarda la fotografia che i costumi e la scenografia. Il film è un continuo gocciolare di sangue, dal naso o dalla bocca, che forma grosse macchie dense che si allargano e ribollono come se fossero vive. C’è un piacere quasi sessuale nel penetrare le ferite e affondare in questo sangue, una dinamica che ricorda molto Crimes of the Future di David Cronenberg. La protagonista del film è una giovane donna che si ribella al solito destino che spetta ai personaggi femminili nei film horror. Lo stesso che attende la ragazza della prima sequenza, un assassinio che sembra ispirato da Halloween di John Carpenter e L’occhio che uccide di Michael Powell.

Ci sono alcuni elementi apprezzabili nel nuovo lavoro di Jennifer Reeder, ma un lungometraggio ha bisogno di una solida struttura narrativa sulla quale basarsi, in caso contrario il rischio è quello di una successione di eventi sconnessa e sconclusionata; non il modo migliore per coinvolgere lo spettatore nella visione.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.5
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Il voto dei lettori
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