Perugino. Rinascimento immortale, di Giovanni Piscaglia

Il documentario restituisce al pittore il ruolo primario che ha avuto per il Rinascimento e l’eredità indelebile che ha lasciato e dalla quale molti dopo di lui son partiti. In sala da oggi.

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Ci sono artisti immediatamente riconoscibili che con il loro stile si fanno espressione di un’epoca. Perugino è tra questi, e oggi non ci sono più dubbi sul ruolo primario che ha avuto per il Rinascimento e l’eredità indelebile che ha lasciato e dalla quale molti dopo di lui son partiti – esemplificativo è il caso di Raffaello.

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Il documentario, prodotto da Ballandi e diretto da Giovanni Piscaglia, si inserisce senza soluzione di continuità nella serie dedicata alla Grande arte al cinema e rientra nelle celebrazioni dei 500 anni dalla morte del Perugino, che vede anche una mostra a lui dedicata ospitata nella Galleria Nazionale dell’Umbria a Perugia. Se questa si concentra sulle opere antecedenti il 1505, prima cioè che si diffondesse un giudizio poco encomiastico sull’artista, il documentario si spinge più avanti fino a dare un ritratto a tutto tondo fatto di chiari e di qualche scuro. E proprio Vasari nelle Vite ha luci alterne nei confronti di Perugino dovute in parte alla sua visione fiorentino-centrica, per cui predilige pittori toscani. A proposito della decorazione della Cappella Sistina, ad esempio, non si farà scrupolo a indicare Botticelli come coordinatore dell’impresa nel suo complesso, quando invece Perugino fu chiamato ancor prima da Sisto IV per affrescare la cappella dell’Immacolata Concezione in San Pietro. D’altro canto, rispetto ad alcune opere pregevoli, come quella per il Collegio del Cambio, Vasari non può che accettarne l’alta qualità e lodarle.

La narrazione, condotta da un Marco Bocci a suo agio nelle vesti di divulgatore, attraversa tutte le fasi principali del percorso di Perugino: dagli inizi incerti, di cui sappiamo pochissimo, alle famose e quanto mai discusse tavolette di S. Bernardino, opera spartiacque per le novità proposte; dal passaggio alla bottega del Verrocchio, in cui si deve immaginare un perfezionamento dell’artista, allo sviluppo di un proprio talento imprenditoriale che lo porta ad aprire due botteghe, una a Perugia e una a Firenze. La fama di Perugino, negli anni Ottanta del Quattrocento, cresce rapidamente, il suo ideale di armonia compositiva e di soavità delle figure incontrano il gusto del tempo superando anche le intemperie morali di un Savonarola, che causerà una vera e propria crisi spirituale in molti umanisti. Perugino si fa invece involontariamente interprete di queste istanze e la sua chiarezza espositiva, il pathos contenuto delle figure umane e il loro equilibrato rapporto con l’architettura e un paesaggio essenziale sopravvivono, anticipando soluzioni iconografiche che avranno grandissima fortuna. Il documentario ritaglia uno spazio al lavoro dietro le quinte, mostrando disegni preparatori e cartoni originali che sono alla base del processo creativo e testimoniano della prolifica produzione (a volte seriale) di Perugino, che arriverà fino al 1523 quando, ormai settantenne, morirà con il pennello ancora in mano colto dalla peste.

Regia: Giovanni Piscaglia
Voce: Marco Bocci
Distribuzione: Nexo Digital
Durata: 80’
Origine: Italia, 2023

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.6
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Il voto dei lettori
3.25 (8 voti)
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