PESARO 41 – Al via la Mostra del Nuovo Cinema, tra coreani e sperimentatori

Prime proiezioni alla Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro che si conferma una tra le realtà festivaliere più interessanti nel panorama italiano e che soprattutto deve la sua forza al buon equilibrio tra la varietà dei lavori proposti e gli importanti momenti di incontro con i registi e gli addetti ai lavori.

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Mentre nella piazza centrale della cittadina, durante la prima serata di sabato, si dava ufficialmente inizio a questa 41esima edizione con il primo evento speciale dedicato all'importante lavoro di ricerca e sperimentazione del produttore Amedeo Pagani che ha preceduto la prima proiezione sotto le stelle, nell'adiacente Teatro Sperimentale in parecchi hanno avuto il piacere di seguire "To You, From Me", pellicola del coreano Jang Sun-Woo al cui decennale lavoro la mostra dedica una retrospettiva. Il film, datato 1994, mette subito in luce le doti di vitale comunicatore del regista che filma le azioni dei suoi protagonisti attraverso l'uso di un linguaggio quasi sempre estremamente semplice e diretto, pacatamente naturalistico anche nelle molte scene di sesso, salvo poi avventurarsi quasi a sorpresa in terreni diversi, in questo caso specifico l'inserimento di una sequenza animata e allucinata. Il film narra le vicissitudini di uno scrittore che si trova a dover fare i conti con il mercato pseudo editoriale, con una donna vogliosa di carne e spirito, e soprattutto con i suoi limiti che lo porteranno ad affrontare situazioni diverse. In bilico tra ironia e melanconia, grottesco e reale, il film si lascia scorrere senza dimenticare di inserire cenni sui fondamentali avvenimenti politici e sociali che hanno investito la Corea del Sud di quegli anni.

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Arriva dalla martoriata Colombia il primo film in concorso nella sezione internazionale: "La sombra del caminante" del giovanissimo regista Ciro Alfonso Guerra, che filma l'incontro tra due outsider per le strade di Bogotà. Le esperienze personali dei due protagonisti si scontrano con le tristi e più violente vicende del paese ma soprattutto i due si ritrovano a fare i conti con i loro sogni ed i loro incubi attraverso uno stile cinematografico scarno, una povertà solo apparentemente poco espressiva, che intende non stridere con la povertà sociale vissuta dai personaggi ma che non si limita per questo ad una mera registrazione degli eventi che vengono improvvisamente "illuminati" dall'occhio poetico del regista.


Un ritratto familiare intimo ma anche disilluso quello che Christopher Buchholz (già attore per Antonioni), insieme a Sandra Hacker ha confezionato sul padre Horst, attore di lunga data impegnato in pellicole girate in tutto il mondo e che negli ultimi anni della sua vita si è chiuso sempre più in se stesso. Un padre famoso, visibile a tutti eppure semi sconosciuto ai suoi parenti più prossimi, che il figlio omaggia con un documentario, dal titolo "Horst Buchholz… mio padre", che finisce per essere mezzo attraverso cui avviene una riconciliazione nonostante alla fine sia sopraggiunta la morte del vecchio attore. Un montaggio discreto eppure efficiente lega insieme spezzoni di film famosi, tra cui anche "La vita è bella", a super8 privati ed interviste a cuore aperto della famiglia alternando leggerezza e commozione, viaggi fuori e dentro i set cinematografici.


La sezione "Fuori Programma" ha oggi presentato al pubblico l'interessante e attuale documentario "Biopiratas" di Manuel Franceschini, un documentarista italiano che da tempo vive e lavora in Brasile. Un'ora scarna per riflettere su come il concetto di privato possa essere applicato alla "conoscenza" e se quest'ultima debba essere intesa come patrimonio di tutti da salvaguardare, riconoscendone però la paternità delle derivazioni, oppure equiparata a merce da poter sfruttare e rendere redditizia da pochi e potenti multinazionali farmaceutiche. Il film tratta infatti del furto per uso commerciale delle risorse intellettuali, in questo caso la conoscenza millenaria delle popolazioni indigene sulle potenzialità curative della natura e delle specie vegetali, attraverso un viaggio nei territori più reconditi della foresta amazzonica e nei laboratori dei grandi centri di ricerca.


In attesa che comincino le proiezioni dedicate a Marco Bellocchio spazio, nella più sperimentale Sala Video, alle contaminazioni del gruppo Cane Capovolto, agli esperimenti visivi dell'americana Lura Waddington ed agli omaggi alle nuove produzioni digitali finlandesi e coreane.

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