Pesaro 50 + 1 – Tiriamo le somme

L’edizione 50+1 del Festival di Pesaro è conclusa. La nuova direzione e lo staff hanno coagulato forze positive. Si spera di vedere consolidato un festival necessario nel panorama culturale italiano.

--------------------------------------------------------------
CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

--------------------------------------------------------------
Pedro Armocida

Pedro Armocida

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Conclusa l’edizione 50+1, cioè un diversamente 51nesimo anno, il Festival di Pesaro conferma le proprie prospettive e prova a immaginare un proprio futuro. L’edizione appena conclusa, infatti, pur non discostandosi troppo da quelle appena precedenti, ha provato a interrogarsi sulla sua esistenza e sul suo ruolo già dal prossimo anno. È sicuramente questo il dato maggiormente rilevante di questo nuovo corso affidato alla direzione di Pedro Armocida. Se così non fosse stato non avrebbero avuto alcun senso, le lunghe, ma dense mattinate trascorse tra le ampie vetrate della ristrutturata Pescheria a discutere del ruolo del festival nei confronti del pubblico, della critica e degli autori. Insistiamo su un punto che ci pare indiscutibile, questi discorsi sembrano essere inutili, sembrano lunghe sedute di autocoscienza in cui ci si interroga, tra (più o meno) addetti ai lavori, sul significato della propria fatica e sulla messa in campo delle proprie idee. Non è del tutto vero. Così come non è vero – si è provato già a dirlo – che per forza i discorsi buoni, quelli utili, sono quelli che si chiudono e con i quali si arriva ad una soluzione. In alcuni casi avviare il discorso, forse per troppo tempo sopito, è già un risultato, mettere attorno ad un tavolo, tanta gente che ha voglia di dire la propria, con il desiderio di mutare lo stato delle cose, non ci pare possa dirsi che sia un nulla di fatto. Chi l’ha detto che situazioni così complicate, come quelle del ruolo di un festival di cinema in un panorama che vede la radicale trasformazione quotidiana della sua fruizione, possano essere risolte con un tocco di bacchetta magica. Ci sembra, invece, che la disponibilità manifestata dallo staff che ha diretto i lavori e dalla direzione in primo luogo, costituisca un encomiabile atto di umiltà o quanto meno di larga disponibilità ad ascoltare tutti, il che di questi tempi non è del tutto scontato. Il risultato quindi non è assolutamente trascurabile e, sotto il profilo della gestione complessiva della macchina festivaliera, è sicuramente il dato forse pubblicamente meno visibile, ma sicuramente più rilevante quanto a ritorno di immagine all’interno di quello che ci piace chiamare il popolo dei festival.
Quanto alla programmazione va detto che, di certo, chi si avventura oggi nella organizzazione

di un qualsiasi evento culturale che dipenda dalle istituzioni è degno di rispetto solo per avere intrapreso l’iniziativa. Pesaro, come tutti gli altri piccoli festival (ma anche i grandi non stanno bene) soffre, ormai endemicamente, di una povertà di risorse che non possono che riflettersi sul programma e sulla sua gestione. Forse non tutto era di primissima mano tra le cose viste in sala, inutile farne un elenco, il programma era quello consultabile anche online e quindi ciascuno tiri le proprie conclusioni. È evidente che un festival debba avere la qualità di dare visibilità all’invisibile (per qualsiasi ragione questa invisibilità si manifesti, proprio qualsiasi), ed è per questa stessa ragione che da Pesaro ci si attende forse sempre molto, ma in fondo è il festival più adatto ad assolvere questa funzione, sia perché istituzionalmente è nato per questo, sia perché storicamente ha sempre mantenuto le iniziali promesse. Il film vincitore Un jeune poète di Daniel Manivel sembra adatto al difficile passaggio in atto per il Festival, uno sguardo ad un cinema inconsueto, ma in primo luogo i piedi fermi nella tradizione, con un forte desiderio di semplicità che aiuta il dialogo e la comprensione.
L’edizione 51 o 50+1, come si voglia dire, si è conclusa, si è in era di transizione, si vivono tempi difficili, ma ci pare che la nuova direzione e lo staff che collabora abbia trovato il modo di coagulare forze positive attorno a sé. Come si dice le premesse ci sono tutte. Restiamo in attesa sperando di vedere consolidato questo festival del cinema del quale in Italia c’è assoluta necessità.

--------------------------------------------------------------
CORSO COLOR CORRECTION con DA VINCI, DAL 5 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative