#PesaroFF56 – Death of Nintendo, di Raya Martin

Presentato a Pesaro, l’ultimo film del talento filippino è un dolce coming of age su quattro pre-adolescenti che passano le giornate tra gli 8 bit della Nintendo e il rito della circoncisione

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L’adolescenza è l’età più macabra della vita. In quegli anni tutto muore attorno a te, ogni giorno: le amicizie che speravi durature, gli amori che credevi eterni, i rapporti familiari che pensavi immutabili. Ed anche i giochi deperiscono con te: ciò che univa la tua combriccola appena qualche mese fa adesso giace rantolante sulla tomba del transeunte. Perfino la consolle videoludica con cui passavi interi pomeriggi, la Nintendo a 8 bit che faceva tintinnare le pareti ad ogni ora del giorno coi suoi suoni midi, è una piattaforma obsoleta che tra poco sarà soppiantata dalla ben più performante Sega Mega Drive. Death of Nintendo, di Raya Martin, presentato in Piazza del Popolo giorno 25 Agosto per la 56a edizione della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro, sin dal suo esplicativo titolo intende far passare questo messaggio. Ma per farlo non si avvale del pessimismo leopardiano usato poc’anzi ma di una regia traboccante colori, calore e soprattutto un gruppo di 4 adolescenti filippini in grado di colpire al cuore a tutte le latitudini cinematografiche. Perché il film sceneggiato da Valerie Castillo Martinez con co-produzione statunitense e salutato con grande simpatia all’ultima Berlinale, è un coming of age che parla di sentimenti universali in un’età globalmente difficile.
Ambientato nei primissimi anni Novanta nella ricca periferia di Manila, Death of Nintendo racconta le piccole grandi giornate di Paolo (Noel Comia Jr) e i suoi compagni Kachi (John Vincent Servilla), Gilligan (Jigger Sementilla) e la sorella di quest’ultimo Mimaw (Kim Chloe Oquendo). Tra impegnative sessioni di gioco di Super Mario Bros. e The Legend of Zelda, i tre ragazzi, accompagnati all’ultimo momento anche dall’amichetta decideranno di circoncidersi per diventare finalmente adulti. La collocazione temporale fortemente pregnante congiunta alla scelta di rendere invece poco caratterizzata l’ambientazione nazionale – l’high-class filippina somiglia terribilmente a quella occidentale – servono a rendere trasversale il senso di un’epoca liminare non solo tecnologicamente. In questo senso l’accumulo di micro-avventure esperite dai suoi protagonisti e filmate con molta sensibilità da Martin rendono con molta efficacia il vertiginoso senso di precarietà dell’età di transizione per eccellenza. La caccia ai fantasmi nel cimitero, i primi approcci amorosi, i diverbi sportivi, le crisi familiari sono tappe obbligate nella vita di gran parte dei giovani e sebbene Martin le metta in mostra con perizia alcune di esse hanno tratti estemporanei, come ad esempio la visita al camposanto che caricata narrativamente ed esteticamente non ha però praticamente riflessi sul proseguo della storia. Ma l’occhio del regista filippino in altri segmenti ha una dolcezza inaspettata e rara che non teme paragoni coi migliori cantori audiovisuali della giovinezza. A partire dall’imberbe quartetto dei fantastici protagonisti, naturali e credibili davanti la macchina da presa su su fino ad un cast perfetto anche nei comprimari. Alcune scene poi hanno una freschezza coinvolgente, in grado di far sorridere anche lo spettatore più burbero: la gara masturbatoria dove vince chi arriva primo (“The Flash” nella loro ingenuità è un titolo d’encomio e non uno sberleffo!) o quella della mutanda impiastricciata di liquidi seminali che resta appesa più a lungo, il frequentatore del campo da basket che con voce baritonale uso lo slang di uno streeter di Harlem o del Bronx, il playboy che ammicca dal retro della cassa di uno street-food.
Death of Nintendo invece di rinchiudersi come hanno fatto tanti altri suoi colleghi nella bolla nerdistica fa un uso intelligente del mondo gravitante i videogiochi. Si veda ad esempio l’uso del suono durante i momenti chiave all’inizio ma che non è mai esasperato e l’inserimento di musica pop allegra che aiuta a mantenere un ritmo allegro. Esclusi i casi-limite che proprio per questa loro caratteristica non fanno testo, i ragazzini del film non si fanno scrupoli a buttare i joystick in aria per offrire il gelato alle loro compagne di classe e sperare in un bacio o, molto confusamente, in qualcosa in più.

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La linea di demarcazione tra online e offline, insomma nel film di Martin non esiste. Ed è proprio per questo motivo che alla succitata leggerezza il regista riesce ad amalgamare con grande sagacia alcuni temi in un certo senso più pesanti. A più riprese vediamo i terremoti causati dal vulcano attivo presente nel Monte Pinatubo fungere da metafora ambientale per le emozioni torbide dei ragazzi, e che esploderà proprio nell’occasione dell’avvenuta circoncisione dei ragazzi da parte delle stregone Mang Pido. Anche le accuse al fervore cristiano che, come noto, nelle Filippine raggiunge esiti estremi (Martin mostra la flagellazione in pubblica piazza degli attori che portano in scena le vicende della Settimana Santa davanti gli occhi attoniti di bambini piccoli) trovano una riuscita esemplificazione nel bigottismo della madre di Paolo, che si cura di riempirlo di doni (le splendide Reebook Pump!) ma si dimentica di cercare di comprendere le contraddizioni della giovinezza. L’assenza di figure maschili di riferimento d’altra parte denuncia l’atavica assenza dei padri e disegna un matriarcato che nonostante le sbandate riesce comunque a dare certezze nelle vite dei figli.
Mimwa, il personaggio con l’arco narrativo più complesso ed interpretata da una Kim Chloe attorialmente molto matura, riesce ad accettare il suo lato mascolino senza demonizzarlo e al contempo la sua attrazione per Paolo grazie al dialogo con la madre chioccia. Una scena semplicissima che senza andare a pescare nelle specialistiche letture di genere riesce a risolvere il conflitto di una bambina che impara ad accettarsi così com’è. Al contrario per i suoi tre amici il taglio del prepuzio e la morte del Nintendo significheranno l’ingresso nella noiosa vita adulta dove anche l’avvento del Sega Mega Drive viene vissuto senza entusiasmi. Noi invece abbiamo già fatto il pre-ordine della Playstation 5.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.5

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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