Peter Pan & Wendy, di David Lowery

Un live action freddo, visivamente accattivante, ma svuotato della magia della fiaba originale, ambientato in un’Isola che non c’è adulta e troppo reale.

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Eravamo bambini il giorno in cui imparammo a volare. Quel giorno chiudemmo gli occhi e, spiccato un balzo, ci riscoprimmo leggeri, a galleggiare al di sopra delle nuvole. Le braccia come ali, corpo e mente sospesi, mentre una voce, tra sogno e veglia, si levava alta ad indicarci la strada: seconda stella a destra e poi dritto, fino al mattino.

La via che conduce all’isola che non c’è, dopotutto, è da sempre portale d’accesso privilegiato al cinema; sentiero immaginifico che dal sonno del quotidiano guida al disvelamento di un nuovo mondo, surreale e sempreverde. Un sentiero intrapreso da molti, tra grande e piccolo schermo, e oggi riproposto in esclusiva Disney Plus dall'”animale” televisivo David Lowery – affidatosi nuovamente alla distribuzione streaming dopo Sir Gawain e il cavaliere verde.
Una scelta che, inevitabilmente, colloca Peter Pan & Wendy a un duplice crocevia produttivo e concettuale: manifesto – ennesimo – della irrefrenabile pulsione live action “Topoliniana” (qui in salsa autoriale) e insieme tentativo aggiornato della rischiosa pratica di “raschiatura” di vecchi brand e fiabe.
Lowery stringe il passato nel cuore e recupera numerosi ingredienti del racconto di J.M. Barrie, nonchè dell’immaginario animato del ’53. Riabbraccia i principali interpreti dell’avventura, con tanto di cappelli a cilindro e orsacchiotti peluche, senza dimenticare l’iconico antagonista Uncino e la proverbiale ripugnanza del pirata per orologi e coccodrilli. Eppure la sua è un’isola diversa. Un’isola che non trova radici nella nostra memoria, lontana dalla terra delle meraviglie che abbiamo imparato ad amare. Un’isola che, in effetti, non c’è.
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Il regista sceglie la strada del rovesciamento, capovolge il proprio cannocchiale nell’ottica di un nuovo sguardo; rimescolando vecchie parole nel tentativo di reimpostare (e rebootare) il discorso. Il non luogo dipinto da Lowery, forte di un’estetica nuova, dai toni freddi e cupi, diviene così uno spazio infinitamente più adulto dell’originale. Un’isola quasi vietata ai bambini, molto più reale; bizzarramente agli antipodi della rivisitazione Spielbergiana e dalla considerevole spinta centrifuga. Un luogo dal quale fare ritorno per crescere, palcoscenico di una inaspettata – e forse eccessivamente ricercata – tridimensionalità; all’interno dei confini della quale la dialettica/scontro Peter Pan-Capitan Uncino – Alexander Molony vs Jude Law – assume i connotati di un viaggio nel passato e nella colpa, alla ricerca di redenzione e ricongiungimento.
Un viaggio di fronte al quale rimane lecito domandarsi se l’opera di Lowery non sia, per quanto coraggiosa e visivamente accattivante, un suggestivo, ma gigantesco paradosso. E se il suo nuovo Peter Pan, (volutamente) desaturato nel corpo e nell’animo, sia ancora in grado di insegnarci a volare.
Titolo originale: id.
Regia: David Lowery
Interpreti: Alexander Molony, Ever Anderson, Jude Law, Joshua Pickering, Jacobi Jupe, Yara Shahidi, Jim Gaffigan, Noah Matthews Matofsky, Sebastian Billingsley-Rodriguez, Kelsey Yates, Florence Bensberg, Skyler Yates, Caelan Edie, Diana Tsoy, Felix de Sousa, Alyssa Wapanatâhk, Alan Tudyk, Molly Parker, Deborah Ramsay, Paloma Nuñez
Distribuzione: Disney+
Durata: 106′
Origine: USA, 2023
2.5
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IL N.14 DELLA RIVISTA DI SENTIERI SELVAGGI

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