Peter Rabbit 2 – Un birbante in fuga, di Will Gluck
Sequel al livello del film precedente, con gags visive scatenate e Peter che va alla ricerca della sua vera identità. Parte finale un po’ tirata, ma il film funziona e diverte.
Sembravano finiti i disastri causati da Peter Rabbit. In realtà si è trattato solo di una tregua. Thomas e Bea si sono sposati e con i conigli hanno creato una famiglia unita. Dopo la luna di miele, l’uomo aiuta la moglie a pubblicare un libro su Peter e i suoi amici presso un importante editore, Nigel Basil-Jones, che nel suo piano di marketing vuole dipingere il coniglio come cattivo. C’è anche un cartellone pubblicitario per un possibile film su di lui che lo fa apparire malvagio. Peter ci resta male, si allontana dal gruppo e vaga per la città finché conosce Barnabas, un coniglio anziano che gli dice di essere stato amico di suo padre. Questo nuovo incontro però lo caccia di nuovo nei guai.
Squadra che vince non si tocca. Il primo film del 2018, tratto dal celebre racconto di Beatrix Potter pubblicato per la prima volta nel 1902, ha incassato 351 milioni di dollari su un budget di 50. E questo sequel, uscito negli Stati Uniti lo scorso 13 giugno, ha già superato i 108. Will Gluck rinnova la formula del precedente Peter Rabbit soffermandosi sulla costruzione di gags visive già preannunciate dai pensieri di Peter durante le nozze tra Thomas e Bea in cui immagina di mandare all’aria il matrimonio e culminate sull’attacco di Peter, Barnabas e la loro gang al mercato contadino. Quella migliore, degna da cinema muto, vede il protagonista e Barnabas nascosti nel contenitore della spazzatura. Mettono fuori la testa e la nascondono quando stanno per essere colpiti da due persone che gli stanno dando la caccia.
L’immagine della campagna appare idilliaca. Ma è soltanto un’illusione. C’è infatto uno scarto tra quello che Bea vuole mostrare nel suo libro illustrato, quello che accade, e quello che l’editore (interpretato da David Oyelowo) vuole pubblicare. La reputazione di Peter (“Non sono cattivo” dice il coniglio quando vede il manifesto pubblicitario con le orecchie che escono fuori dal formato) rischia di essere rovinata come quelle di Olive/Emma Stone in Easy Girl, il film che ha lanciato Will Gluck. In questo live-action spinge ovviamente più sulla ribellione che sulla trasgressione. Al di là delle situazione in cui si trova, anche stavolta Peter Rabbit 2 – Un birbante in fuga non ha tradito lo spirito del racconto originale. E nella vicenda dell’integrità di Bea come scrittrice, c’è anche una critica su come i libri per bambini possono essere manipolati e i personaggi disegnati possono ribellarsi. In quei disegni, Peter rivede il padre. Un attimo fugace di nostalgia. Così come la scena in cui cammina da solo sulle note di Boulevard of Broken Dreams dei Green Day (con il ritornello “I Walk Alone/I Walk Alone”) è un tentativo non banale di Peter di fuggire dal racconto che hanno costruito per lui. Forse è un po’ tirato il finale alla Mission: Impossible con Domhnall Glesson e Rose Byrne che affrontano il pericolo per salvare gli animali catturati. Peter Rabbit 2 però funziona, diverte, non si adagia in un rassicurante finale e prepara probabilmente il terreno per il numero 3.
Titolo originale: Peter Rabbit 2: The Runaway
Regia: Will Gluck
Interpreti: Domhnall Gleeson, Rose Byrne, David Oyelowo, Sam Neill
Voci: James Corden (Nicola Savino), Margot Robbie (Francesca Manicone), Elizabeth Debicki (Domitilla D’Amico), Daisy Ridley (Alessia Amendola), Colin Moody (Edoardo Stoppacciaro)
Distribuzione: Warner Bros. Italia
Durata: 93′
Origine: USA, 2021