Piccoli così, di Angelo Marotta

Piccoli così
Solo il folle ma grandioso sentimento di un genitore può portare una donna o un uomo a definire “principessa” un piccolo feto dalla pelle violacea di appena cinque settimane. L’ardore quasi religioso che pervade il film lo condanna ad un sentimentalismo visivo ridondante che nel contempo lo eleva in una sfera che supera quella stilistica ed artistica a favore di quella umana

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Piccoli cosìSolo il folle ma grandioso sentimento di un genitore può portare una donna o un uomo a definire "principessa” un piccolo feto di appena cinque settimane, simile ad un passero spiumato, dalla pelle violacea che lascia intravedere le vene e che rende apparentemente impossibile la definizione di un’identità. Solo gli occhi che hanno attraversato una simile follia, possono condividerla con gli altri che si trovano nella stessa situazione per poterla affrontare. E per quanto il tempo, l’abitudine e lo studio possano permettere di “superarlo”, è inevitabile rimanerne segnati. E’ per questo che Piccoli così è un film profondamente segnato. Segnato da quel tipo di dolore così profondo da trasformarsi poi inevitabilmente in amore totale per la vita, per assaporarla al massimo anche se ad una qualità (negativamente) inimmaginabile in una precedente situazione “normale”.

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All’inizio c’è Rita e la confessione del papà che ricorda come la sua bimba, lì nell’incubatrice, ad appena 23 settimane, paradossalmente sembrasse una vecchietta. Lo sguardo innamorato del regista-padre la mostra tuttavia trionfante nella sfida della crescita: diversa dagli altri ma bellissima. I suoi occhioni blu introducono al mondo degli ospedali, dei reparti di terapia intensiva neonatale dove questi minuscoli bimbi, e soprattutto i loro genitori, lottano per la sopravvivenza, chiudendo il cerchio poi con il ritratto di alcuni di loro cresciuti: da quelli di una manciata di anni fino a due adolescenti di 15 e 18 anni, con un presente più o meno “condannato” dal modo in cui la vita li ha accolti.

L’ardore quasi religioso che pervade il film
(presentato al decimo Biografilm Festival di Bologna dove ha vinto il premio speciale di distribuzione Unipol Biografilm Collection) lo condanna ad un sentimentalismo visivo ridondante che però lo eleva in una sfera che supera quella stilistica ed artistica a favore di quella umana. Quello che si racconta è un trauma totale e sublime: vien da chiedersi se si poteva parlarne in modo diverso, senza un coinvolgimento così eccessivo. Ma quando poi ci si confronta con una storia simile, con l'innocenza più disarmata, con una cosa così preziosa come la possibilità di sopravvivere nel momento stesso in cui si viene al mondo, allora, in qualche modo, non poteva essere diverso da com’è.

 

 

Origine: Italia, 2014

Durata: 70' 

Distribuzione: I Wonder Pictures

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