Piece by Piece, di Morgan Neville
Documentario sulla carriera di Pharrel Williams, l’animazione LEGO porta verso altri livelli sensoriali quando mette in scena la musica, ma nascondiglio quando il cantante si racconta
Sinestesia. Viene citato proprio dal protagonista di Piece by Piece, Pharrell Williams, a proposito del suo innamoramento con la musica questo peculiare fenomeno sensoriale, per cui un impulso recepito attraverso un senso si traduce in un ulteriore percorso sensoriale. Proprio per questo non può che essere estremamente brillante la scelta compiuta da Morgan Neville di raccontare uno dei principali produttori musicali degli ultimi 30 anni attraverso l’animazione LEGO. Già, perché per quanto siano interessanti le ricostruzioni cronologiche di biografie o eventi attraverso interviste e archivi (Rolling Thunder Revue: A Bob Dylan Story o The Sparks Brothers) è difficile riscontrare in simili immagini quell’elemento percettivo proprio della musica, per cui ad un particolare suono, ritmo o melodia, si riconducono inconsciamente ma quasi automaticamente elementi visivi astratti, costruiti come sono talvolta di sole forme e colori. E proprio quelle immagini che arricchiscono le conoscenze di un appassionato, spesso hanno l’involontario effetto di distogliere l’attenzione dalla musica in sé. Come fare allora a raccontare attraverso un documentario la genesi di canzoni, senza sacrificare quella dimensione sensoriale?
Una prima risposta si era già avuta in McCartney 3,2,1, serie capolavoro in cui le origini di diversi brani del cantautore inglese erano raccontate attraverso un gioco di mix costante sul piano uditivo, ma ponendo l’ex Beatles in un non spazio nero, nerissimo, in cui lo spettatore poteva inserire e vedere ciò che voleva. Piece by Piece prova invece a rispondere in modo diverso, sacrificando l’aderenza visiva alla realtà tipica del documentario in favore della ricostruzione, attraverso proprio l’animazione LEGO, di quegli strampalati e affascinanti trip della mente quando è sottoposta agli stimoli musicali. Ecco quindi che con Pharrell Williams si può viaggiare nello spazio, si può nuotare in un acquario, si può dialogare con il proprio personaggio televisivo preferito. Morgan Neville intercetta quindi proprio l’aspetto surreale che sinesteticamente la musica innesca in ciascun ascoltatore, traendone la forma di quella che resta poi sul piano narrativo una ricostruzione abbastanza classica.
Quest’ultimo aspetto rende però Piece by Piece, nonostante tutto, un’occasione persa o quantomeno non propriamente sfruttata. Williams racconta senza particolare trasporto la propria vita dall’infanzia in Virginia ai problemi nella gestione della fama, passando dall’esperienza come produttore con i Neptunes a quella da solista che gli porterà la consacrazione su scala globale. Si affrontano poi tanti temi – la depressione, le droghe, il razzismo – senza che però il loro racconto appaia sincero o esplorato fino in fondo. Anzi, in quei momenti l’animazione diventa quasi uno schermo dietro a cui la voce di Pharrell sembra nascondersi e ripararsi, come se non volesse aprirsi del tutto. Il principale pregio del documentario, diventa quindi in alcuni momenti una facile via d’uscita: da un lato ne valorizza la dimensione percettiva, dall’altro viene sfruttato per sacrificare la genuinità di quanto narrato.
Titolo originale: id.
Regia: Morgan Neville
Voci: Pharrell Williams, Morgan Neville, Kendrick Lamar, Gwen Stefani, Timbaland, Snoop Dogg, Justin Timberlake, Busta Rhymes, Jay-Z, Aaron Wickenden, ItzKiff, N.O.R.E., Daft Punk, Pusha T, Taaes2008
Distribuzione: Universal Pictures
Durata: 93′
Origine: USA, 2024