"Piede di Dio", di Luigi Sardiello

piede di dioLa storia è a tratti poetica, ma non sostenuta adeguatamente da dialoghi convincenti. Il film alterna momenti molto belli a cadute di stile clamorose. Inoltre qualche banalità e qualche volgarità non giustificata dallo sviluppo narrativo fanno un po' storcere il naso. Il finale precipitoso e troppo aperto poi lascia un po' di amaro in bocca. A salvare il film sono gli interpreti. In primis un molto convincente Emilio Solfrizzi, che dà il meglio nei suoi “monologhi” al cellulare

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piede di dioSe fosse una partita di calcio, sarebbe una di quelle perse ai rigori.
E' il debutto alla regia del critico cinematografico Luigi Sardiello, intitolato Piede di Dio e uscito in sordina a fine agosto sui nostri schermi.
Interpretato egregiamente da Emilio Solfrizzi e Filippo Pucillo (scoperto da Crialese e visto recentemente in Nuovo Mondo), il film narra le peripezie di una strana coppia, formatasi ai bordi dei campi di calcio.
Solfrizzi è uno di quelli che da piccino sognava la serie A e che da grande sguazza negli stagni dei procuratori calcistici, a caccia di un talento che possa farlo finalmente vivere al di sopra delle sue possibilità. Uno di quelli, per intenderci, che ha per suoneria del telefonino il mitico grido “Campioni del mondo!” di Nando Martellini nell'82 e a casa una fidanzata bionda e inconsistente con la lacrima facile.
Assediato da genitori che prendono il calcio più seriamente dei propri figli, da ragazzetti triturati da improbabili scuole calcio, Solfrizzi si trova in Salento, in cerca di un nuovo talento da avviare alla carriera calcistica. Sfilano davanti a lui ragazzini tutti uguali e parenti disposti a tutto pur di lanciare il proprio pargolo nel dorato mondo del calcio. E' già pronto a rientrare a casa, senza aver trovato il nuovo fenomeno, quando  su una spiaggia salentina l'uomo si imbatte in un ragazzino che ha tutte le carte in regola per essere un fuoriclasse.
Del resto Maradona o il mitico Garrincha non furono scoperti in qualche scuola calcio di provincia? Così conosce Elia (Filippo Pucillo), diciottenne molto dotato, ma purtroppo ritardato a causa di un trauma subito qualche anno addietro.
Solfrizzi, convinto che il ragazzo sia il passaporto per una vita di agi, convince la madre a firmare la liberatoria e ad affidargli il ragazzo per portarlo a Roma a fare un provino. Comincia così l'avventura molto umana di questi due emarginati, sullo sfondo di un mondo calcistico in cui il talento non è un dettaglio poi così importante. Un mondo in cui per sfondare sembra più utile avere gli agganci giusti. Ogni tanto irrompono in scena immagini di repertorio, quelle dei bomber del passato e quelle di calciopoli, non sempre legate al contesto narrativo. 
Elia è davvero dotato, ma al provino non rende come dovrebbe. In fondo diventare un vero calciatore non è poi in cima alle sue priorità. Elia vuole rivedere il suo vero padre che vive a Roma e che anni prima lo ha abbandonato. L'incontro avverrà ma non sarà di quelli alla "Carramba che sorpresa" . E il ragazzino si lascia andare allo sconforto. La storia è molto bella e a tratti poetica, ma non sostenuta adeguatamente da dialoghi convincenti. Il film alterna momenti molto belli a cadute di stile clamorose. Inoltre qualche banalità (il solito accostamento sesso/gol in rete) e qualche volgarità non giustificata dallo sviluppo narrativo fanno un po' storcere il naso. Il finale precipitoso e troppo aperto poi lascia un po' di amaro in bocca, senza contare che la pellicola è girata con una certa sciatteria con microfoni che spesso fanno irruzione in campo.
A salvare il film sono gli interpreti. In primis un molto convincente Emilio Solfrizzi, che dà il meglio nei suoi “monologhi” al cellulare. E in una particina fa capolino anche Antonio Catania, nei panni di un muratore saggio e molto erudito.

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Regia: Luigi Sardiello
Interpreti:
Emilio Solfrizzi, Rosaria Russo, Antonio Catania, Filippo Pucillo, Elena Bouryka, Paolo Gasparini, Guido Quintozzi, Luigi Molteni

Distribuzione: Achab Film
Durata: 97'

Origine: Italia, 2009

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