Pier Paolo Pasolini. Una visione nuova, di Giancarlo Scarchilli

Ricompone i segmenti dell’arte e della vita del poeta, regista e scrittore e il racconto di un’eredità che vive e di una memoria che si proietta nel futuro.

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Pasolini ha cambiato la vita ad un numero incalcolabile di persone.
dall’intervista a David Grieco

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Uno degli intervistati da Giancarlo Scarchilli, Matteo Anastasi, un giovane studente e studioso, alla domanda con la quale si indaga sulla fortuna di Pasolini ancora ai nostri giorni, dice: Pasolini è una coscienza che non si è mai spenta. Tra tutte le frasi, le parole, che la nutrita schiera di registi, intellettuali, giornalisti, professionisti del cinema che passano davanti alla macchina da presa di Scarchilli per questa nuova incursione nella vita e nelle opere del regista, forse questa è la frase che meglio definisce quel senso di vitalità perpetua che si percepisce quando si legge un testo dello scrittore o si guarda un film del regista.
Pasolini. Una visione nuova, già nella sezione Fuori Concorso/Ritratti e paesaggi al 40° TFF, conferma, al di là di ogni altro giudizio, di quanto si possa indagare su una personalità che, non ci si stanca mai di ripeterlo, costituiva la cattiva critica coscienza di un’Italia fatta di sottobosco politico e di un Paese che cercava la sua purezza – pasolinianamente intesa – in una cultura antica, prescolastica e che fa a meno di ogni scuola. L’idea che lo attraversa è quella di raccontare Pasolini grazie alle esperienze artistiche dei professionisti della musica, della fotografia, dei costumi, del montaggio, oltre che amici o suoi contemporanei, viventi e no. Tra questi ci sono Laura Betti e Bernardo Bertolucci. Tutto per definire un altro profilo dello scrittore, quello dell’uomo gentile e sempre disponibile con le maestranze qualificate con le quali aveva a che fare. Quello di un artista che teneva sullo stesso piano l’attore preso dalla strada e una figura centrale per il cinema come ad esempio Anna Magnani.

Pasolini pigmalione dei Citti e scopritore della borgata romana come fucina di personaggi veri e trasparenti nella loro autenticità senza orpelli e sovrastrutture. Il documentario diventa così anche il racconto di un’eredità che vive e di una memoria che sa proiettarsi nel futuro.
In questo senso diventano ancora più cariche di senso le immagini del film. Benché, infatti, si aggiungano a quelle degli altri e numerosi che hanno direttamente o trasversalmente provato a ricomporre un pezzo, un tratto, un segmento dell’arte e della vita del poeta, regista e scrittore, forniscono la prova di una ulteriore possibilità. Un’occasione per confermare che la figura di Pasolini – a quasi cinquant’anni dalla morte e a più di cento dalla sua nascita –sa ancora offrire, per chi voglia ridefinire, con nuove schegge di verità, la sua complessa figura artistica e di polemista politico, momenti di riflessione e di studio.
A tutto questo, per completare la ricerca anche iconografica, si aggiungono i non trascurabili inserti filmati alcuni rarissimi e conservati presso gli archivi Teche Rai e Archivi di Cinecittà Luce. Tra queste, la breve ma emozionante sequenza dei suoi funerali con un fiume di gente che accompagnava il feretro fino a Campo de’ Fiori. È in quella occasione che, come ricorda David Grieco, Franco Citti dopo uno sguardo a tutto tondo sulla piazza gremita ebbe a dire la frase che resta famosa: Ah, quindi non è morto solo un frocio.

Regia: Giancarlo Scarchilli
Distribuzione: Medusa Film
Durata: 72’
Origine: Italia, 2022

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3
Sending
Il voto dei lettori
3.75 (4 voti)
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