Pietro Valsecchi si unisce all’appello per salvare i cinema italiani
Il produttore ha proposto una soluzione al governatore del Lazio Francesco Rocca per impedire l’acquisto di sale in disuso da parte di fondi stranieri

Anche Pietro Valsecchi, fondatore della casa di produzione Taodue, si unisce all’appello per salvare le sale cinematografiche e propone al governatore della Regione Lazio Francesco Rocca una soluzione: allungare a 30 anni di inattività la caduta del vincolo di destinazione d’uso, per disincentivare gli acquirenti stranieri a comprare sale abbandonate per convertirli a supermercati o fast food.
Sulla caduta del vincolo di destinazione d’uso sta infatti per essere approvata, nel Lazio, una legge regionale che accorcerebbe il periodo di inattività a 15 anni. Proprio per questo – e in seguito all’acquisizione da parte di un fondo olandese di nove sale cinematografiche per 42 milioni di euro – è nato l’appello dei giorni scorsi, a cui hanno aderito molti dei maggiori esponenti del cinema italiano, come Paola Cortellesi, Marco Bellocchio, Paolo Sorrentino e Matteo Garrone.
“Con Rocca auspichiamo un incontro entro pochi giorni”, ha dichiarato Valsecchi al Corriere Della Sera. “Il fondo olandese si è aggiudicato l’asta dei nove cinema del circuito Ferrero con un’esposizione di 42 milioni, una cifra troppo elevata per un progetto volto al mantenimento delle sale. Basterebbe che il presidente Rocca alzasse a trent’anni il tempo di chiusura delle sale per un eventuale cambiamento di destinazione d’uso, ciò che allontanerebbe qualsiasi speculazione”.
Il produttore era tra i partecipanti dell’asta, che partiva da una base dei nove cinema, ma ad un certo punto si è fermato perché “arrivati a un certo punto, il prezzo non era più congruo, essendo il mio obiettivo il mantenimento delle sale”.
Valsecchi sostiene inoltre che sulla questione potrebbe intervenire anche il ministro della Cultura Alessandro Giuli: “Il ministro potrebbe esercitare il diritto di tutela sulle sale, riconoscendone la valenza culturale e formativa come luoghi di aggregazione e diffusione della cultura, e tale diritto prevede che non sia possibile cambiare la destinazione d’uso per almeno trent’anni dall’ultima proiezione, garantendone così la continuità della loro funzione pubblica e culturale”.
Nel frattempo, l’assessore alla Cultura Massimiliano Smeriglio ha proposto di affiancare ai cinema “attività collaterali coerenti con la finalità principale”, come librerie, bar e spazi per la musica. Smeriglio si dice ottimista sullo sblocco della situazione: “Penso che siamo responsabilmente obbligati a lavorare insieme per il bene della città e dei cittadini – ha detto al Corriere Della Sera – Sono sicuro che con il presidente Rocca troveremo il modo di rafforzare il sistema cinematografico, che ha bisogno di essere sostenuto in un momento di difficoltà”.