Pina Bausch a Roma, di Graziano Graziani

L’arte multiforme della grande coreografa in un docu-film che, attraverso testimoni d’eccezione come Mario Martone, ricalca il suo percorso romano. Allo Spazio Oberdan di Milano fino al 28 giugno

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Eclettica e libera da ogni dogma, il mito della danza Pina Bausch ha trasfigurato l’arte teatrale con il suo sguardo colmo di magnetico interesse ad ogni sfaccettatura dell’umanità. Massima esponente del Tanztheater tedesco, la poetica della Bausch ha influenzato ogni corrente artistica toccando anche l’anima del cinema: da Federico Fellini con E la nave va, a Pedro Almodovar in Parla con lei fino al film-documentario Pina dedicatole da Wim Wenders.

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Scomparsa nel 2009, Graziano Graziani con il suo Pina Bausch a Roma ripercorre le vicende che ne ispirarono la creatività, gli incontri e i luoghi che caratterizzarono le sfumature dell’artista sullo sfondo della Città Eterna. Attraverso le testimonianze di chi ha condiviso parte del suo viaggio ritroviamo tra aneddoti e storie più o meno inedite lo spirito d’indagine che ha distinto il suo lavoro sul palco, proclamandola a concreta scrutatrice di ogni umanità.
Nell’osservazione e nell’interesse alla società nella sua interezza si incastra l’emblema più significativo di una lirica danzante e teatrale che ha dato adito ad una modernità che si sottoscrive al suo nome, portando in un mondo elitario la vena di un realismo elegante ma comunitario, in un raffinato plauso d’ispirazione universale.
Così l’occhio della Bausch non si ferma ai luoghi di fama e attrazione turistica ma, come ci viene raccontato della sua esperienza romana con le parole di Vladimir Luxuria o Matteo Garrone, cerca di oltrepassare il confine spostandosi tra la perifer

PinaBausch1ia e la movida notturna, dai locali più kitsch (il Mucca Assassina) fino a raggiungere il centro sociale di Forte Prenestino, esplorando più avventure possibili priva di qualunque giudizio che non sia finalizzato alla messa in scena delle sue opere. Ascoltando e vivendo la realtà con pienezza e infaticabilità, arriva anche l’incontro con le minoranze etniche: la cultura rom, la quotidiana lotta tra disagi e pregiudizi, con l’immancabile attaccamento ad una vitalità che rende sostenibile ogni battaglia.
Esperienze che divengono nutrimento primario per l’arte della coreografa come racconta lo stesso Mario Martone, direttore del Teatro di Roma, compagno di un viaggio nel territorio di Napoli e produttore del secondo progetto romano (dopo Viktor, 1986), che avrebbe poi influenzato l’opera O Dido (1999). Un programma che ha visto il totale coinvolgimento della Bausch e della sua compagnia, unità indivisibile, sempre pronta ad una ricerca mirata alle profondità dell’esistenza.
Una saggezza dedita all’arte e vissuta con la curiosità di una bambina, esente da discriminazioni e aperto ad ogni sfaccettatura: questo il messaggio raccolto dal doc di Graziani, tenero omaggio ad una delle più grandi autrici del teatro moderno.

Regia: Graziano Graziani
Origine: Italia, 2015
Durata: 58′

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