Pino, di Walter Fasano

Nella sezione Italiana.doc del #TFF38, l’opera prima di Fasano dedicata a Pino Pascali, artista pugliese d’origine e romano d’adozione, morto tragicamente in un incidente a poco più di trent’anni.

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Tre voci femminili, tre differenti lingue per dare corpo acustico ai 60 minuti di Pino. Il morbido inglese della cantautrice statunitense Suzanne Vega, l’evocativo francese Alma Jodorowsky (nipote di Alejandro) e l’italiano (il meno frequente, paradossalmente) profondo ed emozionale di Monica Guerritore. Frammenti di vita, di arte, di cinema racchiusi ed imbottigliati in un bianco e nero corredato da queste tre voci di muse femminili, che interpretano la vita, i pensieri e l’opera di Pascali insieme alla voce maschile di Michele Riondino.

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L’esperienza di montatore di Fasano (collaboratore fidato di Luca Guadagnino con il quale ha co-diretto Bertolucci on Bertolucci) erompe fortemente in un film che fa sì che il montaggio, aspetto tecnico, ne diventi il lato più poetico. Nato a Bari come Fasano, Pino Pascali è stato un meteorite nell’arte italiana degli anni ’60, prima di diventarne il James Dean. Una biografia che si presta quindi totalmente al cinema, come quella dell’attore americano, ma sotto una veste totalmente “artistica”, che riesce a traslare gli avvenimenti della sua breve vita in una sequenza ininterrotta di immagini (molte fotografie di Pascali stesso) e video che per la maggior parte servono ad evocare sensazioni, proiezioni mentali, concezioni astratte nello spettatore.

Il Museo Pascali di Polignano a Mare (luogo di origine dei genitori di Pascali) ha chiesto a Fasano di documentare la storica acquisizione dell’opera “Cinque bachi da setola ed un bozzolo” e il regista ne ha approfittato per crearvi attorno una bellissima cornice che desse risalto più che all’opera, al suo autore. Pino è un modo per entrare in un cinema biografico che non ne segue pienamente le regole, che utilizza la vita di un artista e lo fonde con la sua arte perdendo quindi le tracce di una vera e propria narrazione e lasciando spazio ad una serie di riflessioni sul mondo della cultura all’epoca di Pascali, sulla vita di un giovane artista, sulla filosofia che ne scaturisce. Una fotografia in bianco e nero che anziché lasciata sbiadire in un cassetto, viene presa dolcemente e appesa alla parete.

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.5

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
1 (1 voto)
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