POLEMICHE – Premio Solinas: la parola ai giurati…

“Questa nostra Italia è così ammalata di complotti – reali – che si è assuefatta a vederli anche nel lattaio che parla col panettiere: noi non lo sappiamo, ma nel chiuso delle loro botteghe stanno ordendo un intrigo demoplutogiudaico ai danni dei consumatori del quartiere. Sicché è giusto diffidare di camarille e compiacenze tra “soliti noti”, ma è un tantino pericoloso vederle dietro ogni angolo. In quanto esperto di misteri (attenzione che ben presto Fandango mi offrirà di curare una collana di libri gialli…) credo di avere una certa autorevolezza nella materia e mi accingo dunque a dare qualche delusione al nostro ben informato accusatore.”

Nel dibattito sorto sul Forum del Premio Solinas, e rilanciato da Sentieri selvaggi con la pubblicazione di una lettera che denunciava un presunto connubio tra il Premio e la Fandango, si inserisce oggi uno dei giurati del Premio, Giorgio Gosetti.

--------------------------------------------------------------
CORSO DI SCENEGGIATURA ONLINE DAL 6 MAGGIO

--------------------------------------------------------------

Cari amici di Sentieri Selvaggi,

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

desidero denunciarmi a voi, all’anonimo estensore della polemica in corso e ai molti lettori che sembrano interessarsi alla questione nella mia duplice veste di giurato (forse inconsapevolmente) corrotto del Premio Solinas e di giornalista che evidentemente conosce male il suo mestiere.

Partiamo dal secondo capo di imputazione che solo in apparenza appare in questa sede veniale: tra i primi rudimenti del mestiere di cronista mi è stato insegnato che è regola ineliminabile verificare le notizie, controllare e citare le fonti, non dar spazio alle denunce anonime (comunque viziate da una slealtà oggettiva, magari anche oltre l’intenzione del denunciante). Tra i successivi insegnamenti c’è stato quello per cui al cronista compete la ricostruzione per quanto possibile oggettiva del fatto, ma poi al giornalista spetta esprimere un punto di vista, chiarendo bene la distinzione tra la notizia e il commento, ma mai esibendosi dal secondo se è in causa l’onorabilità (vera, presunta, dichiaratamente falsa) di chi è chiamato in causa. Non avevo capito nulla e adesso imparo che una notizia (vera o presunta) deve essere intanto divulgata (se poi è un po’calunniosa, non è rilevante), che l’anonimato scelto da chi oggi grida al complotto nel verdetto di quest’anno è un giusto scudo in nome della privacy, che il riscontro è un optional (tanto c’è  il diritto di replica), che è britannica oggettività non prendere posizione. Non mi stupisco troppo anche perché – con tutto il rispetto per votanti e votati di un premio di scrittura cinematografica – in fondo …trattasi di canzonette. Ma un po’ mi brucia dover tornare a scuola di giornalismo.

Come giurato del Premio Solinas invece, devo espiare almeno due colpe: aver subito da allocco la strisciante militarizzazione della Fandango, e forse averla più o meno consciamente avallata in nome della mia stima personale, di una antica conoscenza (che spero sia addirittura un’amicizia) e della mia ripetuta frequentazione con il complottista Domenico Procacci. Ma dov’ero – mi domando – quando i suoi viscidi accoliti truccavano i verdetti e orientavano le scelte? Come ho fatto a non capire che quel giurato che in sede di discussione si è astenuto dal dibattere e votare un copione perché supponeva da qualche indizio di poter risalire all’autore, in realtà stava sviando la nostra attenzione perché in losca combutta con i Fandanghidi che remavano a favore di un loro cavallo di razza? In nome di quale idiozia mi sono trovato d’accordo con un altro giurato (produttore e quindi professionalmente rivale del Procacci) nel sostenere una sceneggiatura che adesso si rivela oscuramente collegata agli interessi della Fandango? Scemo io a non capire l’astuta manovra del mio collega produttore che, per tramite di quel giudizio, cercava di ingraziarsi il voto di scambio dei Fandanghidi!

Questa nostra Italia è così ammalata di complotti – reali – che si è assuefatta a vederli anche nel lattaio che parla col panettiere: noi non lo sappiamo, ma nel chiuso delle loro botteghe stanno ordendo un intrigo demoplutogiudaico ai danni dei consumatori del quartiere. Sicché è giusto diffidare di camarille e compiacenze tra “soliti noti”, ma è un tantino pericoloso vederle dietro ogni angolo. In quanto esperto di misteri (attenzione che ben presto Fandango mi offrirà di curare una collana di libri gialli…) credo di avere una certa autorevolezza nella materia e mi accingo dunque a dare qualche delusione al nostro ben informato accusatore.

Milito da due anni nella giuria del Solinas, ma ne conosco le vicende praticamente fin dalla fondazione. Testimonio dunque di fronte al Gran Giurì di Sentieri Selvaggi e dei suoi lettori che: l’ossessione per l’anonimato (voluto con decisione dagli organizzatori) ci spinge a leggere senza neppure domandarci se la fantasia degli autori (che ci piacerebbe sempre eccellente, ma talvolta è così deludente da essere riconoscibile) si è altrimenti esercitata allo stesso modo e ha quindi un nome e un cognome; che le discussioni di giuria (grazie a una voluta gratuità che sgombra il campo da ogni forma di interesse) sono tanto appassionate quanto solari e ricche di una dote oggi rara, l’entusiasmo per l’oggetto; che l’ossessione per “chi sta dietro” non ci è mai passata per la testa e questo in un cinema dominato da pochi oligopoli e quindi sempre a rischio; che ci riunisce una passione comune in cui l’opinione di uno story editor vale quella di un critico, quella di un produttore è uguale a quella di un festivaliero come il sottoscritto. E il risultato – i fatti lo testimoniano per nostra fortuna – spesso coincide con la scoperta della qualità.

Insomma, caro anonimo denunciante, accetta a tua volta un paio di domande da vero dietrologo: se sapevi che siamo tutti un’accolita di fresconi o di corrotti, perché hai accettato di farti giudicare da noi (ricordo che i nomi dei giurati sono trasparenti e noti da tempo)? Se avevi dei dubbi sulle modalità di assegnazione del Premio perché hai atteso di non essere proclamato vincitore per denunciare le “gravi irregolarità”? Forse perché volevi vedere se avremmo avuto il coraggio di spingerci fino a tal segno di spudoratezza?

La polemica mi sembra sempre utile quando aggiunge qualcosa; mi indignerebbe (ma non mi sembra il caso, qui c’è piuttosto da sorridere) se avesse in sé il vermino della calunnia, del risentimento, del discredito sul lavoro degli altri. Suggerisco quindi di prendere questo spunto (lo leggo tra le righe del commento redazionale) per un dialogo utile sul modo migliore di aiutare la qualità e la novità creativa anche attraverso un Premio alla scrittura cinematografica. E se la mia limitata esperienza nel campo può essere sfruttata, sono qua. Ma per il resto non esito a darmi disponibile (la mia mail è pubblicata) per un  dialogo privato con l’anonimo denunciante. Almeno ci facciamo due risate e smontiamo un’insensata baggianata come quella della giuria corrotta ed esperta in pastette. Mi pare che lo scenario italiano offra spunti di maggiore interesse al riguardo.

Giorgio Gosetti

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array

    Un commento

    • a me sembra assurdo che nella edizione 2010 del solinas fiction, un finalista sia figlio di un giurato. Giurato che ha dato le dimissioni, dimissioni da far dare, semmai, all'opera in concorso, in quanto non piu nascosta da anonimato. Ora il concorso costa 120 euro di iscrizione, e il direttore SACT ha chiosato lo scandalo con un bel "E Sti cazzi", a me pare un po' troppo.