POLEMICHE – Una proposta per il Premio Solinas, interviene Domenico Procacci

“Ha colpito anche me vedere quanti di loro hanno avuto a che fare, nel tempo e a vario titolo, con la Fandango… Il pensiero che però mi viene è “quanta gente che è passata qui da noi” e non “che magnifici complottisti che siamo”. Complotto, leggo, ordito da Laura Paolucci, Johnny Palomba e Luca Bigazzi. Chi li conosce sa della loro serietà e quindi su questo non mi dilungo. E in realtà, se vogliamo cercare il grande complotto, in giuria ci sono altri che hanno o hanno avuto occasioni di lavoro con noi, Roberto Saviano tra questi.”

Riceviamo e pubblichiamo volentieri la risposta del Produttore della Fandango alla polemica esplosa sul Forum del Premio Solinas e rilanciata sul nostro sito.

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Ho seguito la polemica sul Premio Solinas, la sua militarizzazione da parte della Fandango, il conflitto di interessi.

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Questa polemica nasce a mio avviso da un malessere autentico e che capisco. Molti sceneggiatori, e molti che aspirano a diventarlo, partecipano al Premio avendo lavorato duramente, con grandi speranze e spendendo dei soldi. Vedere poi arrivare in finale nomi già affermati o comunque inseriti nel lavoro, suscita frustrazione e sfiducia nel Premio stesso.

Non solo capisco, ma condivido. E ho una proposta, anche semplice.

La partecipazione non dovrebbe essere permessa a chi ha già firmato anche una sola sceneggiatura diventata poi un film distribuito nelle sale. La competizione sarebbe riservata solo ai nuovi talenti, risulterebbe più equa, e il Solinas adempirebbe a un compito importante: dare visibilità alle opere di chi non è parte, o almeno non pienamente, del mondo del lavoro. E’ ovvio che chi ha già scritto qualcosa che è stato realizzato ha dei vantaggi: si è confrontato con un regista, con una casa di produzione, cosa non possibile a tutti, ha più mestiere. Il confronto così, non è leale. Se la proposta è troppo radicale e si vuole mantenere un premio anche per i “professionisti” si facciano allora due diverse sezioni. Comunque questo non è lavoro mio e se quanto propongo può essere motivo di riflessione, sono contento.

Con questo regolamento non stupisce quindi vedere in finale, insieme, per fortuna, a qualche esordiente, i cosiddetti “soliti noti” (che, per inciso, spesso sono anche molto bravi. Magari è per questo che sono diventati “noti”, no?).

Ha colpito anche me vedere quanti di loro hanno avuto a che fare, nel tempo e a vario titolo, con la Fandango. Toglierei magari dall’elenco Alessandro Grilli che ha seguito con altre centotrenta persone un seminario da me tenuto anni fa per la Cineteca di Bologna, ma anche senza di lui, l’elenco è notevole.  

Il pensiero che però mi viene è “quanta gente che è passata qui da noi” e non “che magnifici complottisti che siamo”. Complotto, leggo, ordito da Laura Paolucci, Johnny Palomba e Luca Bigazzi. Chi li conosce sa della loro serietà e quindi su questo non mi dilungo. E in realtà, se vogliamo cercare il grande complotto, in giuria ci sono altri che hanno o hanno avuto occasioni di lavoro con noi, Roberto Saviano tra questi.

La verità è che la Fandango ha ormai quasi 20 anni e in questi anni ha prodotto più di 60 film un buon numero di documentari, backstage, filmati di varia natura, ha pubblicato ad oggi 160 libri, organizzato corsi, aperto luoghi di incontro, si è occupata di teatro, musica, televisione, radio… Insomma tante cose che hanno coinvolto tante persone. Arriverei forse addirittura a dire che è difficile trovare qualcuno che non abbia mai avuto a che fare con noi. Interdire la partecipazione a tutti loro a un qualunque concorso che vede in giuria qualcuno legato a Fandango non mi sembra una grande idea ed organizzare una sezione a parte credo sarebbe eccessivo. Scherzo. Ma tra tutti c’è un solo caso che può far urlare allo scandalo, ed è un copione scritto da un gruppo di ragazzi che hanno lavorato o lavorano con noi. Non ho letto la sceneggiatura, ma su altri lavori sono stati bravi e spero abbiano fatto un buon lavoro. Nessuno di loro è uno sceneggiatore affermato. Non avrebbero dovuto partecipare?

Entrando nei meccanismi del complotto la Paolucci, la più “Fandango” in giuria, non era neanche presente alla riunione decisiva. Ha comunicato via mail quali lavori secondo lei meritavano vittoria e menzioni. In giuria c’erano pareri diversi e alla fine, mi dice, nessuno dei copioni da lei segnalati otterrà alcunché (i vincitori non sono stati ufficializzati, ma i giurati ovviamente sanno già). Vorrei inoltre sollevare un quesito: perché? Perché la Fandango dovrebbe “militarizzare” il Premio Solinas? Che ci guadagna? Si pensa che abbiamo già in cantiere questi progetti e vogliamo dare loro una medaglia? Non è così e comunque, per quanto prestigioso, il Premio Solinas non cambia la vita produttiva di un film.

Cerchiamo di far guadagnare fama e soldi ai nostri amici così che ci vogliano sempre bene?

Alla fine è la cosa più plausibile che mi viene in mente. Per concludere, se può essere d’aiuto la Fandango, s’impegna a non avere più in giuria propri rappresentanti. Mi auguro però che altre produzioni non facciano altrettanto, perché uno dei problemi di tanti premi, concorsi e anche tanta didattica, è lo scollamento tra tutto ciò e la realtà produttiva. Il Solinas con giurati come la Paolucci cercava di limitare questa distanza.

Quando aspiranti sceneggiatori mi chiedono consigli, suggerisco di partecipare a premi di sceneggiatura e nomino il Solinas perché è un premio serio, ne sono convinto, e soprattutto perché partecipando si ha la certezza che il proprio lavoro venga letto da qualcuno competente. Questa sicurezza, inviando un copione a una casa di produzione, Fandango in testa, non la si ha.

Mi dispiace che qualcuno da noi abbia detto “lavoriamo solo su progetti interni”. Non è così. Ma è vero che i progetti da noi stessi generati o già in sviluppo hanno priorità sul resto, il materiale che arriva è tanto e viene esaminato con lentezza e a volte, purtroppo, con meno attenzione del dovuto. Questa attenzione invece un concorso te la dà. Se il Premio Solinas smettesse di esistere la mia vita e quella della Fandango, sinceramente, non cambierebbe di molto. Ma andrebbe persa un’occasione di confronto, di riconoscimento, anche di dibattito, comunque un’occasione. E in un mondo che ne offre sempre troppo poche mi sembrerebbe un vero peccato.

  

                                                                                                                      Domenico Procacci

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